Chi soffre di elucubrazione precoce?

di Andrea Devis

Viviamo in un periodo storico nel quale la gente non ha più voglia di affezionarsi. Vita sociale, musica, luoghi, relazioni: tutto è in balìa del momento, della moda. Gli adolescenti si affezionano agli “idol” pronti però a cambiare il centro dei loro interessi non appena un nuovo faccino calca le scene. Pensavo alla musica, e a quanto sia difficile crearsi un pubblico che non tradisca. Si sente spesso dire “lui non mi piace ma qualche canzone è carina”; troppo facile: se fosse possibile prendere solo una parte delle persone che ci piacciono, sarebbe estremamente tutto semplice. Ma possiamo permetterci di fare questa scissione di cosa ci va e cosa non ci va solo in certi ambiti. Il locale tanto carino dove andare a bere -per quanto carino possa essere- è subito accantonato per verificare se altrove non ci sia di meglio, in un costante inseguimento alla ricerca di chissà cosa.
Mi guardo intorno: tutto è diventato facile anche tra le persone. Non c’è più seduzione, non c’è più impegno, non c’è più conquista, non c’è più né un prima né un dopo. Il vacuo spirito dell’approssimazione è il filo conduttore dell’esistenza di molti. È come se tutti avessero preso troppo alla lettera il leitmotiv “vivi alla giornata”, e nessuno pensi più a chi è stato e a chi vorrebbe essere. Una sorta di profonda rassegnazione alla solitudine guida le masse, che senza rendersene conto, vivono sulla scia effimera della temporaneità dell’incontro.

Che merda.