L’herpes del vicino è sempre più verde

di Andrea Devis

La questione è sempre quella lì. Ci soffermiamo a guardare gli altri solo quando la meta prevede invidia e autolesionismo. “Lui è più bello di me” – “Lei è più giovane di te” – “La signora del terzo piano ha una casa più grande” – “La ragazza della porta accanto ha una porta blindata” e così via.

In realtà siamo attorniati da vagonate di sfigati che non riconosciamo come tali solo perché siamo impegnati a distruggere noi stessi. Per non parlare di quando ci si addossa i problemi degli altri solo per non pensare ai propri. Guardiamo la gente dallo specchietto retrovisore e mentre siamo fermi al semaforo ci rendiamo conto che il signore dietro è impegnato in un’animata conversazione, filtrata da un auricolare nascosto probabilmente dietro all’orecchio. Il più delle volte si tratta di un semplice lavoratore frustrato che parla da solo mentre aspetta che scatti il verde, stordito da un nauseabondo arbre magique al profumo di cinghiale stufato e con una collezione di peluches in bella mostra sul piano del baule. Osserviamo con accanimento le sedicenni in giro per la città, pensando alla spensieratezza di quegli anni ormai passati e facendo considerazioni su quanto le nuove generazioni siano infinitamente più attraenti; in realtà quella è tutta gente che crescerà in una società senza futuro e che sconterà ben presto i problemi dati dall’indolenza di chi preferisce stirarsi un muscolo piuttosto che stirarsi una camicia (e che -tra l’altro- non sa nemmeno usare correttamente l’avverbio “piuttosto che”). Ci sembrano tutti carini e attraenti, fino a che non ci rendiamo conto che molte persone indossano biancheria “intimissimi” con stampe “divertenti” capace di afflosciare qualsiasi cosa e di uccidere ogni tipo di erotismo – indecentemente – irriverentemente – irreversibilmente.

Siamo vittime della televisione, dove in qualsiasi reparto di un qualsiasi ospedale c’è una dottoressa bona pronta a dispensare consigli e grandi sorrisi; sappiamo che Michael Myers può prendersela comoda, quando sa di poter contare sulla coglionaggine delle sue vittime – che di fronte a un bivio prenderanno sempre la via di fuga più tortuosa. Viviamo nel mito di “beautiful” dove Ridge e compagnia deambulano da anni senza andare mai a cagare. Guardiamo la gente pensando alla loro seconda vita, perché ormai -la prima- chi la trova più. La pubblicità sponsorizza merendine sovradimensionate e ben diverse da quelle presenti nella confezione. Lo spot prima del telegiornale prova a convincerci che si possono ottenere belle cose, con le tinte del supermercato.

Ci viene fame, ma alla fine, è solo voglia di qualcosa di buono.