andreadevis

singer / songwriter / vocalcoach

Tag: conoscere gli altri

Persone che non si lasciano conoscere perché sono le prime a non voler conoscere sé stesse

Tra certe persone c’è un’attrazione sessuale tale da non permettere nessun tipo di amicizia, nemmeno dopo la presa di coscienza di una storia che non può sopravvivere.

A volte è come se avessi la consapevolezza del futuro che mi aspetta. Sì, perché quando passa troppo tempo dall’ultima (a volte anche unica) relazione d’amore, o semplicemente dall’ultima cotta per l’ennesima persona sbagliata, inizi a immaginare uno scenario diverso. Mi domando se non sia il caso di continuare a vivermela da solo questa vita, senza pretese e senza l’idealistico miraggio di un domani nel quale sarò parte di un nucleo e avrò una famiglia. Forse la mia famiglia sono io: tra i piccoli problemi che crescono senza diventare indipendenti e la fedele compagna di sempre, la malinconia.

Negli ultimi tempi mi sono sentito veramente preso in giro dalla vita. Che senso dell’umorismo bastardo. Certo, c’è molto di peggio, ma sapere che almeno tre persone mi vorrebbero al loro fianco (non in gruppo, ma singolarmente, ça va sans dire) mi ha fatto riflettere. Brava gente, persone con la testa sulle spalle, persone giuste. Si ritorna sempre a parlare delle persone giuste, che però non hanno il fascino di quelle sbagliate.

Vorrei capire come fare per togliermi dalla testa le persone sbagliate. Ce ne sono almeno altre tre per le quali mi sono preso una cotta (sempre non simultaneamente, e sempre sparpagliate in un intervallo di tempo piuttosto ampio) che per una ragione o per l’altra si sono dissolte nel vuoto. Vuoto che riesco a colmare poi molto bene, con l’intramontabile classico come sarebbe stato se, e qualche altra variazione sul tema pressoché inutile.
Che poi se una persona la riesci a conoscere veramente bene, magari neanche ti piace più; ma è un privilegio che concedono in pochi. Siamo i primi a non voler conoscere noi stessi, per quale motivo dovremmo dunque lasciarci conoscere dagli altri?
La verità è banale: siamo condizionati dalla sofferenza -passata, proiettata o preventiva- ed è per questo che troppo spesso lasciamo che a guidarci sia la solita fottutissima paura.

Non riconosciamo chi è perfetto per noi, perché non conosciamo noi stessi

Si fa da sempre un gran parlare della “chimica” che fa innamorare le persone, ma io non ci ho mai creduto a quella storia; ho sempre pensato che fossero altre le cose che determinano l’innamoramento: innanzitutto la volontà, ovvero la reale convinzione che i due protagonisti devono avere quando si innamorano, ma anche la perseveranza e l’impegno, e senza dubbio la costanza e la determinazione. Ultimamente sto cambiando idea: che cosa succede quando bussa alla porta qualcuno di “perfetto sulla carta” e non perdiamo la testa? È vero che se non ti innamori subito, difficilmente accadrà con il tempo? Se siamo davanti a qualcuno di potenzialmente perfetto, perché il nostro cuore non impazzisce?
Ho pensato ad almeno due possibili soluzioni. Potrebbe essere che sia quello il vero amore maturo: una pace che dona tranquillità alla nostra testa a discapito di un eccessivo relax del cuore. O forse il problema è un altro. Crediamo che sia la persona perfetta per noi -ma noi- sappiamo veramente chi siamo? Forse siamo rimasti indietro; forse crediamo di essere chi vorremmo essere, e non chi siamo veramente -dunque non abbiamo veramente chiaro cosa o chi potrebbe essere perfetto per noi- semplicemente perché non conosciamo poi così bene noi stessi.

Non smetto di credere nell’amore, ma mi rifiuto di pensare che l’amore sia totalmente irrazionale. Siamo veramente portati per misurarci con la sofferenza? Possibile che la nostra volontà e il libero arbitrio non centrino proprio nulla? Mi piacerebbe che la via più sicura, facile e banalmente affine a noi, fosse quella giusta da seguire.
Disgraziatamente, quando ci accorgiamo di essere innamorati, sotto ai piedi troviamo sempre un dissestato e poco incoraggiante suolo, decisamente poco adatto all’arrampicata.

Anziché sforzarci di capire gli altri, potremmo per una volta cercare di capire meglio noi stessi: chissà che così facendo non migliorino anche i rapporti con il resto degli abitanti di questa terra, parlando con sincerità e sfruttando quel sano egoismo che ci rende migliori, sul serio.