andreadevis

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Amori succedanei e finali alternativi

Ho fatto una cazzata. Eh sì, un’altra. L’ennesima. Viene spontaneo pensarlo. Se ne sentiva la mancanza, in questo periodo carico di inaspettata energia positiva e creatività. Si riprende dunque lo slalom tra ricordi appannati, passioni indecifrabili e utopie varie, mentre la condensa degli amori inespressi appanna gli occhi. Fanculo la melanconia: io sono l’ambasciatore delle lacrime sospese, e delle notti passate a dialogare con il soffitto abbracciando il cuscino. Ci innamoriamo delle persone che non esistono, e quando ce ne accorgiamo, viviamo la realtà delle cose come un tradimento. Ma la colpa è nostra. La loro unica negligenza è stata lasciarci credere che fossero così come le avevamo proiettate nella nostra mente.

Ieri sera sono andato a guardare il suo profilo sul social network. Pessima idea. Non l’ho mai fatto per tutto questo tempo, cosa mi sia saltato in mente proprio ieri sera, mi sfugge. Forse un’indigestione di minchiate, o il forfait improvviso degli ultimi neuroni, che stanchi, hanno pensato bene di non provare nemmeno più a far resistenza. Come possa una semplice fotografia provocare un ridicolo pianto, con contemporaneo (fortissimo) conato di vomito, è attualmente al vaglio di un attento gruppo di esperti in follia umana.

Lo scenario è poi sempre lo stesso: tutti lì a puntarmi il dito contro. È colpa mia: se mi ammalo, se non mi innamoro, se trovo solo persone sbagliate. Me lo dicono i miei amici, me lo dice il mio medico, la mia psicanalista, mia madre, e me lo ha detto addirittura uno sciamano. Io faccio quello risentito rispondendo ma no, e poi alla fine combino qualche stronzata tipo quella di ieri sera. Non sono più un adolescente, e c’è un’età per ogni cosa. Come quando senti dire frasi tipo ho chiuso da poco una storia importante e ora voglio solo divertirmi e pensi possa esserci un senso, ma se ci rifletti capisci che pure quelle sono tutte stronzate. Sarebbe bello avere a disposizione dei finali alternativi, come nei contenuti speciali di certi DVD, dove il film puoi chiuderlo un po’ come ti pare. Ma non si può.

È tutto tempo perso, quello passato nel tentativo di rimuovere dalla memoria del cuore una relazione che ci ha annientati. Non c’è nulla da rimuovere e non c’è nulla che sia rimovibile davvero. La soluzione potrebbe essere un amore succedaneo: un nuovo sentimento, intenso e forte, che impegna la mente e il corpo. Non si parla di rimpiazzi posticci, ma di maturità e coraggio.

Un amore succedaneo può permetterci di ritrovare noi stessi. E magari, anche qualcun altro.

Smetti di essere chi sei e comincia a essere chi vuoi

C’è un grande sperpero di frasi come “sii te stesso”, “non cambiare, devono amarti per quello che sei”, “la spontaneità è l’arma vincente” e non posso esimermi dal pensare che sia la solita vagonata di cazzate messa in giro da qualche pirla che si è reso conto di quanto sia difficile cambiare e quanto sia invece facile e comodo restare così come si è.

Cambiamo attraverso i rapporti che viviamo, attraverso le persone che conosciamo e i luoghi che visitiamo. Si cambia per sopravvivere e per trovare chiavi di lettura sempre nuove, nella speranza che una di queste possa portarci lontano e il più possibile vicini all’idea che abbiamo di noi stessi. Io voglio cambiare -ci provo- cerco di essere una persona migliore per me stesso e per gli altri, per il mio pianeta e per la qualità della mia vita. Non sempre ci riesco, e molte volte mi blocco nel vano tentativo di distinguere le cose giuste da quelle meno giuste. È una sfida con sé stessi, e anche se apparentemente ogni essere umano dovrebbe avvertire questo doveroso desiderio di miglioramento, non per tutti è così.

Dovremmo avere l’umiltà di guardarci con occhi severi, e di smettere di essere quelli che siamo, per provare a essere chi vogliamo. Purtroppo, non sempre ci si guadagna.

Chi cerca, troia

Siamo sicuri che tutto questo cercare l’anima gemella non sia solo una scusa?

Viviamo nel terrore che il tempo ci scivoli tra le dita, che i migliori anni della nostra vita sfuggano irrimediabilmente dal nostro consapevole controllo e temiamo che il domani arrivi prima del tempo cogliendoci impreparati. Probabilmente la chiave sarebbe godersi l’autonomia che profuma di libertà e di conquista di noi stessi, eppure siamo sempre lì a pensare a come sarebbe dividere tutto quello che abbiamo con qualcuno. Pensando, ci lasciamo trascinare nel perverso meccanismo grazie al quale quello che abbiamo non è mai abbastanza. Non sappiamo vedere i privilegi dei quali dovremmo vantarci ogni giorno. Ci soffermiamo sulla difficoltà di costruirci un futuro perdendoci il presente. Siamo proprio bastardi: ma dare la colpa a qualcuno che non c’è, non è l’atteggiamento più corretto.

Siamo i più grandi avversari della nostra serenità.