andreadevis

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Tag: unioni

L’amore è una cosa da stupidi (l’omosensualità)

La domenica è una giornata surreale. Da sempre, la amo e la odio. Terribile conflitto di sensazioni perse tra un momento di relax che non contempla senso di colpa e quelle considerazioni sulla vita che risulterebbero troppo  impegnative per qualsiasi altro giorno della settimana. Esco di casa per prendere una boccata d’aria e, mentre cammino, anche i pensieri camminano con me: non sono riuscito a chiuderli nell’intercapedine dei giorni, e adesso non rimane che lasciarsi inseguire dalla loro eco.

Le persone che si vedono in giro la domenica non mi sembrano uguali a quelle degli altri giorni. O forse sì, ma sono io che ho occhi diversi. Il disagio di chi, dopo la fine di una storia prova con fatica a ricostruirsi una quotidianità soddisfacente, è portato all’estremo quando si scontra con lo sfacciato amore degli altri. Gli altri sciolgono legami e subito dopo ne creano di nuovi, riuscendo a essere felici e ad accarezzare un sentimento capace di nutrirsi e crescere con rapidità disarmante. Amori che proliferano come OGM, ma non sempre destinati a finire con rapidità.

Ci sono persone che considerano la sfera dei sentimenti uno spazio nobile e raro -da custodire e da proteggere- e che provano a capirsi e a capire i meccanismi che muovono i cuori. I cultori dell’amore sono perfezionisti e ricercatori, attenti osservatori e amanti mai distratti. Queste persone si accoppiano solo tra loro. Le ho chiamate persone omosensuali. L’omosensualità ha vari livelli, ma se è insita, non te ne puoi liberare. Un omosensuale talvolta riesce a portare nel suo territorio persone che apparentemente non lo sono, ma che nel profondo, sanno di non poter vivere i sentimenti in altro modo.

Gli altri sono gli stupidi. Anche gli stupidi non possono fare altro che accoppiarsi unicamente tra loro, ma hanno un vantaggio numerico: sono tantissimi.

Vari amici e conoscenti si sono posti le classiche domande: “perché lei si è fidanzata tre mesi dopo essersi lasciata con lui e io sono ormai tre anni che non vedo nemmeno l’ombra di un uomo che mi coinvolga?” – “lui non è nemmeno un granché eppure dice di aver avuto ben quattro storie importanti, pur avendo solo una trentina d’anni. La cosa grave è che è pure vero” – “vedo coppie di amici disfarsi e riformarsi di continuo, alcune durano, ma mi sembrano tutti come alienati, inconsapevoli di cosa sia veramente la condivisione di un ideale o di un progetto”.

Non tutti hanno la fortuna di conoscere l’amore, e alcune persone vivono vite intere nell’illusione che amare significhi solamente avere qualcuno con cui dividere un letto e magari le vacanze. Io non ho certamente la presunzione di sapere cosa sia esattamente l’amore, ma quando l’abbraccio sazia senza riserve la voglia di intimità, non servono molte parole per capire che in quei momenti -sospesi tra un onirico rilassamento e un lontano sentore di consapevolezza- si nasconde la serenità cui tutti indistintamente aspiriamo.

Sputi di riflessione

A cosa serve autorizzare le unioni civili se non è rimasto nessuno di civile cui unirsi?

Direi che è tutta una questione di tempismo, se non fosse già l’incipit di mille altri miei articoli. Ma è davvero una questione di tempismo, di pessimo tempismo per la precisione. Nella mia città, Milano, sono state autorizzate le unioni civili, ed è stato per me l’ennesimo sputo di riflessione. Al di là della tremenda parola “autorizzazione”, che già di per sé ci riporta ai tempi in cui era il pater familias ad avere totale potere sulla vita dei figli, ho pensato al bisogno incontrollabile di sentirsi parte integrante di qualcosa: una famiglia, una coppia, la società stessa. Vale davvero la pena unirsi a qualcosa o a qualcuno? Certamente sì, ma il problema è sempre lo stesso: chi?

Beffardamente fuori tempo massimo, ci propinano queste unioni. Qualcuno è unito, qualcuno si unirà, qualcun altro -all’inizio riluttante e un po’ snob all’idea- ci sta ripensando. Io penso agli altri -a noi altri- persone di poca fede che faticano a riconoscersi in un prototipo. Lo so; ci si sente presi in giro. Mi guardo intorno come al solito senza trovare nemmeno una donna (o un uomo) alla quale valga la pena, civilmente, di unirsi.

A tal proposito c’è grande confusione in città, e i modelli proposti sono forvianti. Nel mio intimo c’è chilly -e basta- ormai da molto tempo. Pare anche che vodafone non giri più intorno a me e che la coop non sia veramente io. Garnier non si prende più cura di me e come se non bastasse hanno scoperto una nuova diffusissima malattia femminile: la cellulite.

Tutti se ne lavano le mani e poi impazziscono cercando la fede, che spesso non è perduta, ma solo ferma in fondo allo scarico del lavandino.