Se l’amore non esiste
Deglutisco l’indulgenza riflettendo sulle cose che vorrei cambiare. Passeggio per le strade del centro calpestando il pavé sconnesso. Ripenso all’amore che non esiste, provo a bastarmi.
Se l’amore non esiste, cosa resta? Guardo i portoni chiusi delle case del centro: sempre imponenti, compatti, con quell’aria austera tipica dell’architettura fascista. Non si sa chi ci viva.
Se l’amore non esiste, rimane un lontano sapore dolciastro sulle labbra. Stucchevole, melenso. Rimane l’apparenza di un fine settimana in mezzo ai sorrisi di persone che si improvvisano amiche. Un paesaggio bucolico, ora il mare, ora la neve. Pesanti stoffe pregiate dalla fantasia discutibile ricoprono poltrone disabitate da tempo, nell’anonima hall di qualche albergo. Polvere, cenere, sabbia, sale.
Se l’amore non esiste, restano le scopate violente, fatte con talmente poco cuore che se non fosse per il dolore potresti essere morto. Una camminata in punta dei piedi sul bordo, tra dolore fisico e mentale, aspettando il momento giusto per lasciarsi cadere con la faccia sul pavimento, riprendendo così il contatto con la realtà, pur partendo dai suoi confini.
Se l’amore non esiste, rimane tutto il resto. La voglia di non diventare mai né invincibili né immortali. Il profumo stomachevole degli altri, che però non si può fare a meno di annusare, quasi fosse un feticcio.
Se l’amore non esiste, resta la paura della solitudine. Familiare al punto da risultare una sfumatura della personalità. Assorbita, stemperata, ma mai davvero superata. Restano le solite orge di parole, i grovigli di lettere e di cose dette a metà. Frasi coniugate all’imperfetto. Punti e virgole sparpagliati perfettamente.
Se l’amore non esiste, resta un monosillabo dietro cui nascondere le lecite ambizioni che ci rendono umani.
Se.