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I preservativi per il cuore

Siamo sempre tutti attenti alla nostra incolumità fisica, quando ci relazioniamo con nuove persone; ma al cuore? Chi ci pensa? Sarebbe bello potersi proteggere da eventuali coinvolgimenti sentimentali? Se esistesse un preservativo per il cuore, riusciremmo veramente a farne uso?

Si presta grande attenzione per evitare di concepire una nuova vita -ed è un bene- ma spesso non si riesce nemmeno a concepire la possibilità di una relazione duratura, quindi, forse, il preservativo per il cuore eviterebbe solo l’ennesima strage. Poi però, pensandoci bene, finiremmo per domandarci che ce ne facciamo, di una condivisione di letto se non esiste seduzione. Se tutto fosse facile, prerogativa preordinata del nulla, probabilmente il sesso non avrebbe più nessun appeal. L’incognita del “poi”, di quelle parole libere e talvolta anche un po’ intimidite dal piacere, il dubbio del giorno dopo e l’adrenalina da brio post-coito, dove andrebbero a finire se non ci fossero i cervelli a complicare le cose?

Un corpo dentro l’altro: alla ricerca di un orifizio che permetta, semplicemente, di giungere al cervello, passando obbligatoriamente per il cuore. Non ci sono vie alternative, non ci sono scorciatoie: la strada può essere dissestata o trafficata, magari senza stazioni di servizio per fare una sosta, magari senza possibilità di rifornimento carburante… ma è lassù che si cerca di arrivare.

Mi chiedo che cosa ce ne faremmo -se esistessero- dei preservativi per il cuore.

Inspira, espira, ispira e aspira

Inspira sempre una buona quantità di aria di qualità e cerca di assorbire tutto quello che di buono hanno da offrire le persone accanto a te. Circondati di uomini, donne e animali capaci di sorridere di fronte alla vita, soprattutto quando le cose vanno spietatamente male e di migliorare proprio non ne vogliono sapere. Abbraccia quelli che ti piacciono, annusa loro il collo e strusciatici come fanno i gatti, cercando di inspirarne l’odore e immaginando di poter assorbire con esso un poco di quello che ti piace di loro (e che te li fa chiamare “amici”).

Espira buttando fuori tutte le tossine. Butta fuori le parole delle persone inconsapevoli delle loro fortune, e sempre pronte a ricordarti con fare beffardo che la vita è unicamente sofferenza e sopportazione. Elimina, espirando profondamente, i bacilli dei portatori sani di sfiga, perché loro -poveretti- sono ineducati alla felicità e incapaci di cambiare prospettiva.

Ispira chi ti sta vicino con il sorriso, trasmetti la tua voglia di vivere anche se non ne hai (poi ti sentirai meglio anche tu). Sii fonte di ispirazione d’amore per gli altri, semplicemente restando quello che sei. Accantona ciò che dicono i telegiornali mentre ceni (e che quindi finisce inevitabilmente nel tuo stomaco a forchettate) e pensa -estremizzando- alle cose che ti rendono orgoglioso di te. Se non trovi nulla che ti renda orgoglioso di te stesso, pensa a quello che vorresti essere e inizia a pensare di esserlo (poi a lungo andare, perseverando, potresti anche diventarlo).

Aspira sempre al massimo, per te e per le persone cui vuoi bene (anche se talvolta potrebbe voler dire soffrire o farsi da parte). Aspira a essere meglio di ieri, ma senza pensare al domani.

Ci innamoriamo delle persone irraggiungibili perché quelle raggiungibili non ci farebbero soffrire

Mi piaci, ma non rispondi alle mie telefonate.

Mi piaci, perché non rispondi alle mie telefonate.

Ti piaccio? Perché non rispondi alle mie telefonate?

Mi piacerebbe se rispondessi alle mie telefonate.

Ma tu, mi piaceresti ancora se iniziassi a telefonarmi?

Non sei al momento raggiungibile e mi piaci.

Potresti essere spento e mi piaci.

Squillo a vuoto e il vuoto mi piace.

È possibile lasciare un messaggio, ma bisogna aspettare un segnale.

Scrivo parole e mi rispondi sorrisi, io non capisco ma mi piace.

Non scrivo, non rispondi.

Parlo e mi ascolti.

Domando e ribatti.

Non chiedo non dici e non chiami.

Mi piace.

O no?

Ci si innamora delle persone sbagliate perché quelle giuste sono già impegnate con le altre persone sbagliate

A questo punto mi viene da pensare che sia tutta una questione di tempismo, considerando che le casualità praticamente non esistono. Si può essere la persona giusta al momento sbagliato, o magari può essere il momento giusto ma è il posto a essere sbagliato; si capita poi anche nei posti giusti nei momenti giusti ma le persone sono quelle sbagliate.

Basta un’idea, una fantasia e il gioco è fatto: tutti pronti a lasciarsi travolgere da una suggestione e a perdere la testa per qualcuno che per almeno cento ragioni diverse non fa per noi. Ma differenti stili di vita, sono davvero inconciliabili? Lo stile di vita non è d’altro canto una costruzione psicologica e sociale? Se due persone sono disposte e desiderose di convergere verso un punto comune, quanto può il nostro stile di vita condizionare veramente le nostre scelte?

Bisognerebbe essere capaci di sintetizzare: un pensiero, una frase, un desiderio, una vita… tutto. Rendere le intenzioni più chiare e leggibili. Imparare a considerare lo stile di vita niente altro che un’abitudine; per poi contaminarlo e ridiscuterlo, con la stessa curiosità che i bambini mettono nello sperimentare un gioco nuovo. La consapevolezza ci rende consci del fatto che trattasi di tutto meno che di un gioco, e così, più passa il tempo, più le relazioni diventano difficili e sospette.

Se fossimo capaci di vivere il presente senza pensare al futuro e senza restare vittime del passato, riusciremmo a vivere il presente consapevoli del passato e desiderosi -senza ansia- di pensare -domani- al futuro. Se fossimo capaci, appunto.

Lasciare entrare e uscire le persone da sé stessi / Entrare e uscire dalle persone

Asfalto che si sgretola come ghiaccio secco sotto ai piedi, guanti irrimediabilmente spaiati persi sulla strada, stelle di Natale che paiono dipinte con smalti acrilici di bassa qualità. Il sole caldo si scontra con il freddo tagliente che fa sanguinare le dita. Mentre la natura e la città vivono le loro contraddizioni dicembrine, io cammino.

Mi guardo intorno e vedo tante persone: che cosa le lega veramente? Cammino e penso ai legami, agli intrecci e ai rapporti. Rapporti sentimentali, sessuali, amicali, superficiali, di convenienza, di convivenza e di convalescenza. Ascolto la gente: tutti vantano un ristrettissimo numero di amici “veri”. Chi sono quindi gli altri? Chi sono i falsi amici? Quando studiavo inglese, i falsi amici erano i termini morfologicamente somiglianti ad altri ma sostanzialmente diversi. I conoscenti sono quindi personaggi che somigliano ai nostri amici “veri” ma che poi sostanzialmente non lo sono? Un falso amico, può diventare “vero”? Lascio perdere le domande e continuo a camminare.

Si chiama tessuto sociale ed è quindi -per coerenza linguistica- costituito da una trama. Nei rapporti che noi tentiamo di intrecciare, quanta fatica siamo disposti a sopportare pur di diventare parte integrante del tessuto? Abitudini, aspirazioni, frequentazioni… le variabili sono infinite. Ci vuole spirito di adattamento. La città è un perfetto esempio non-umano: lei ospita dentro di sé persone diverse -le fa vivere, crescere e morire- non muta la sua anima, ma adatta il suo aspetto. Entrare e uscire dalle vite degli altri può essere un compito faticoso, l’importante è farlo con la consapevolezza: prodotto che non si compra e che pare sempre più unicamente destinato a un’élite.

Mentre cammino, penso all’autorità individuale. Io, affronterò l’esistenza senza farmi condizionare da presunti e presuntuosi assiomi, vivrò gli intrecci con curiosità e con onestà intellettuale, innaffierò la psiche e cercherò per lei l’ambiente più favorevole. Uscirò dalle persone senza rancore, senza rabbia e senza cattiveria. Farò di tutto affinché sia io a travolgere gli eventi e non viceversa.

Vivrò, possedendo ciò che avrò deciso di ricordare.