andreadevis

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Emotions

Esce oggi in tutto il mondo il mio nuovo singolo: si tratta di 𝐄𝐌𝐎𝐓𝐈𝐎𝐍𝐒, remake del famoso brano della cantautrice americana Mariah Carey.

Ho studiato questa canzone quando avevo circa vent’anni e – ora come allora – cantarla mi rende felice! È un pezzo vocalmente un po’ circense, senza contenuti particolarmente profondi, ma il suo essere leggero e al tempo stesso eccessivo mi ha sempre affascinato, ispirato e divertito.

La musica che ci trasporta in un posto migliore, è sempre quella giusta.

Questa è la ᴍɪᴀ interpretazione, che non vuole assolutamente essere un confronto, ma bensì un tributo.

Emotions è un momento di svago e divertissement prima dell’uscita del mio nuovo EP, che – quasi totalmente in una differente direzione – racconterà di 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚎 emozioni attraverso quattro canzoni che ho scritto nell’ultimo anno.

Il brano è stato interamente arrangiato e suonato da Edoardo Morelli, e lo potete trovare su Spotify e su tutti gli altri canali. A breve, il video su YouTube. Seguitemi, ascoltatemi e sostenetemi, se vi va: per me è importante!

•Spotify: https://open.spotify.com/track/0hSoZNN9i3UaSW88fniLdz…

•iTunes: https://music.apple.com/it/album/emotions-single/1557698668

•YouTube: https://youtu.be/mzZJNBuE6W4

Ricorrenze & bilanci

Più o meno dai primi anni del duemila, internet è stata – ed è – una finestra sul mondo, un mezzo attraverso il quale ho conosciuto persone fantastiche e scoperto artisti che ancora ascolto (oggi su Spotify e non più su My Space). Ma la rete – ora più che mai – è anche un luogo dove molti di noi rendono pubblico quello che fanno, dai traguardi lavorativi e sentimentali fino alle interminabili e patinatissime vacanze puntualmente riportate su Instagram.

Essendo io un artista emergente, osservo spesso gli spostamenti di alcuni miei simili, e stando a quanto riportato sulle loro pagine, fanno una vita fantastica. C’è chi è partito per un tour in Asia, chi ha firmato con importanti etichette e chi addirittura si è trasferito negli Stati Uniti (e ha poi ottenuto un contratto discografico e pubbicato un album). Forse qualcuno si starà domandando se tutto questo in qualche modo mi urti, mi roda… e posso serenamente affermare di sì, senza alcuna ombra di dubbio. Mi chiedo come facciano. Personalmente, faccio i conti ogni giorno con la paura di perdere il lavoro, di non riuscire a pagare il mutuo, emetto sonori vaffanculo quando mi viene notificata una multa, entro in crisi mistica non appena penso alle tasse, mi domando se morirò prima di aver finito di pagare le spese straordinarie di condominio, e via così.
E pensare che sono pure una persona fortunata.

Lo so: siamo cresciuti sentendoci ripetere che dobbiamo avere fiducia in noi stessi, non abbandonare i nostri sogni e altre cose su questo genere. Ma la verità è che la musica è roba da ricchi. Scrivo quasi ogni giorno – slegato da qualsiasi logica o fine – ma produrre un disco è proibitivo, se lo vuoi fare bene. Anche prendere parte a festival, audizioni e provini richiede tempo, e forse c’è un’età per ogni cosa. E quell’età non sono sicuramente i trenta inoltrati. Provo a essere indulgente con me stesso, ma non ci riesco quasi mai.

Una persona, tempo fa, mi disse che non ero riuscito ad avere grande successo perché non avevo avuto abbastanza fame. Una frase detta così, in mezzo ad altre cose, che se però ancora ricordo vuol dire che un po’ di male (inavvertitamente?) me lo ha fatto. Come se fosse tutta colpa mia. E forse la colpa è anche mia, ma mica tutta. Non è vero che possiamo avere tutto se lo desideriamo fortemente: possiamo avere delle cose, ma non tutto. Non tutto dipende da noi.

Dieci anni fa esatti, vendevo la mia automobile per racimolare un po’ di soldi (che comunque non sarebbero stati sufficienti) partendo alla volta di Los Angeles, dove studiai con il mitico Seth Riggs e passai quella che forse è stata (ad oggi) l’estate più bella della mia vita. Una ventina d’anni, e quella sensazione meravigliosa che ti fa pensare sia ancora tutto possibile (perché forse, effettivamente, lo è).

Quando un anno fa ho pubblicato Nella Stanza – il mio album di debutto – non sapevo bene cosa aspettarmi. È stato un lavoro lungo, nel quale ho investito tanto denaro, tempo e soprattutto tanta energia, mentale e fisica. È buffo perché la sera prima dell’uscita del disco – senza alcuna pianificazione – mi sono ritrovato a chiacchierare sotto un lampione giallo insieme a qualcuno che mi aveva spezzato il cuore, parlando di quanto certi legami restino per sempre, seppur su un piano diverso da quello della reale quotidianità. Sono anche riuscito a sfuggire a quel bacio che tanto avevo desiderato.

A distanza di un anno (ma sembra di più) sento di non essere rimasto immobile, nonostante non abbia venduto milioni di copie e non sia diventato la nuova stella nascente del pop. C’è stato un momento, circa due, tre mesi fa, in cui mi sono sentito nel futuro; mi sono ritrovato cambiato, e con me sono cambiate le priorità. Ho lasciato andare vecchie convinzioni e ne ho abbracciate di nuove, così come ho conosciuto nuove persone e prospettive. Non ho ancora imparato ad accettare il tempo che passa e ti fa invecchiare la faccia, ma ci sto lavorando.

D’altro canto Nella Stanza andava pubblicato affinché da quella stanza uscissi, per andare verso nuovi capitoli della vita. E se è vero che sono un po’ meno tormentato, mi ritrovo a lottare con la disillusione tipica dei trentenni che vivono questo difficile momento storico, ma senza rinunciare a fare ciò che più amo: scrivere canzoni che parlino al cuore. E forse il problema non è la fame – o la fama, per utilizzare uno scontatissimo gioco di parole e per riagganciarmi a quanto detto poco sopra – ma il modo in cui ci sentiamo: sì, perché avere talento non basta – bisogna sentirselo addosso – e ostentare sicurezza e spavalderia tipiche dei leader.
Io non è che mi senta così bravo. Sono severo con me stesso, non mi sento mai abbastanza preparato e, ragionandoci, spesse volte mi comporto da vero stronzo, con me stesso. Sarà mica che sono io il mio nemico? Quanta fastidiosa auto-referenzialità!

Ci scrivo subito su una canzone.

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Potete trovare Nella Stanza qui:

iTunes https://itunes.apple.com/it/album/nella-stanza/1386081454

Amazon https://www.amazon.it/Nella-stanza-Andrea-Devis/dp/B07D46Z39T/ref=sr_1_1?s=dmusic&ie=UTF8&qid=1529079278&sr=1-1-mp3-albums-bar-strip-0&keywords=andrea+devis

Google Play https://play.google.com/store/music/album/Andrea_Devis_Nella_stanza?id=Bh23cdbuv5xnwk6bxt7ld3xtj2q

Spotify https://open.spotify.com/album/1N6UvBCIPxBV4vucKZ5ltl

E seguitemi anche su Instagram, che mi piace un sacco: https://www.instagram.com/andreadevismusic/

Canzoni nude

Continua la promozione per il mio sudatissimo debutto discografico, e questa volta – a poca distanza dall’uscita del secondo singolo Zucchero Di Canna Nel Caffè (Soli A Metà) – mi sono prodigato insieme ad Edoardo Morelli nella rivisitazione di quattro brani tratti dall’album. Infatti, sono già disponibili sul mio canale YouTube due video, ai quali ne seguiranno altri, ogni venerdì (anticipati da una piccola clip su Instagram).

Le canzoni che funzionano, devono il loro successo a svariate componenti, non sempre legate ai contenuti o alla scrittura del pezzo. Quando un artista indipendente produce un album, lo fa cercando di racchiudere in un numero variabile di tracce la sua storia. Nella Stanza è proprio questo: un contenitore di brani scritti semplicemente per necessità, senza pensare a un genere o a un fine, e soprattutto senza la pretesa di piacere a tutti i costi.

Il mio primo singolo – Dopo Di Te – è una power ballad che deve molta della sua personalità all’arrangiamento sfacciatamente anni ‘80, e all’uso della cassa quasi dance che crea un’eccitazione costante fin dalle prime battute. Per gioco, un giorno abbiamo provato a riproporla in una versione minimale – chitarra e voce – accorgendoci che il pezzo funzionava comunque, e pure bene. E se è vero che le canzoni hanno una loro anima, non è mai stata più a nudo.

Potete ascoltare Nella Stanza in streaming su Spotify o scaricarlo su iTunes e tutti gli stores digitali.