andreadevis

singer / songwriter / vocalcoach

Tag: sorprendersi

Legami (luoghi impressi in fondo agli occhi)

È notte. Sto rientrando a casa attraversando in taxi una Milano avvolta nella nebbia; è incredibile quanto certi luoghi mi parlino: strade, edifici, crocevia… mi domando cosa sia a legarci veramente ai luoghi che abitiamo. Penso, cercando il capo di una matassa che pare ogni giorno più ingarbugliata. Trascorro la mia vita provando a mettere in ordine le cose e quando finalmente mi sembra di intravedere un po’ di ordine, tutto improvvisamente torna a confondersi. L’attaccamento ai luoghi -del corpo o anche solo della mente- è legato all’amore: a quello vissuto davvero e a quello rimasto inespresso. L’amore per la nostra famiglia ci lega al nostro luogo natio, e l’amore per qualcuno -o un ritrovato attaccamento a noi stessi- ci lega a nuovi scenari. Marguerite Yourcenar, nelle sue Memorie di Adriano dice che il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi, e non c’è nulla di più vero. Quello dell’identità è un discorso importante, da molti sottovalutato. Così come è difficilissimo interrompere una relazione d’amore con un’altra persona, è complicato allontanarsi dai luoghi nei quali abitano i nostri sentimenti. Quando lasciare andare qualcuno che si ama diventa indispensabile, si soffre; ed è così anche quando -per ritrovare noi stessi- ci troviamo costretti ad allontanarci dai luoghi impressi in fondo ai nostri occhi. Le separazioni sono dolorose, a volte non necessarie, altre indispensabili, ma comunque conducono da qualche parte, facendoci attraversare nuovi territori, e soprattutto permettendoci di guardare il mondo con gli occhi di chi ha ancora voglia di sorprendersi.

Amore: collezione autunno inverno 2012/13

Quest’anno vanno di moda gli amori sobri ed eleganti, che non sorprendono se non per la loro semplicità. Amori che non gridano, amori cauti e tutto sommato fatti di abbinamenti prevedibili. Va di moda l’eleganza del classico. Sfilano amori che convincono perché necessari; necessari a chi li vive e a chi li osserva.

Ma dove finiscono gli amori che hanno già sfilato in passerella? Conosco chi resta a guardare un amore passato, cercando mille difetti e mille ragioni per giustificarne l’uscita di scena, ma finendo poi alle solite sfilate nella speranza di trovarne una versione aggiornata. Ho parlato con chi ha preso un amore e lo ha strattonato, consumato e insultato fino a perderlo, ma che alla fine non è mai riuscito a staccarsene veramente, nonostante le ricuciture, il tessuto liso e il persistente odore di naftalina.

Non mi piacciono gli amori passati che ti spingono alla distruzione, di te stesso e della memoria. Amo conservare i ricordi senza dare a nessuno la possibilità di aggiungerne di nuovi a quel capitolo; disprezzo la crudeltà di chi si fa governare dall’odio. C’è poi un limite oltre il quale l’immagine concreta non conta più, e le cose che vale la pena custodire nell’angolo più intimo del cuore diventano quelle che apparentemente -per chiunque altro- non avrebbero alcun senso.

Io ho scelto di ricordare il bello, anche quando l’amore tira fuori il peggio. Non ho deciso di essere cieco, ho deciso di essere consapevole. Mi concentrerò sul perdono. Perdonerò me stesso, perché non ho nessun altro da perdonare. Fatto questo, andrò in quell’angolo del cuore, e ogni volta che vorrò, ritroverò una canzone, un paesaggio, una tazza di tè, un sorriso, un profumo, un vecchio palazzo con un giardino segreto, un abbraccio, il rumore della città in lontananza, la sabbia inaspettata sotto ai piedi e cento altre cose.

Con serenità e tenerezza penserò a quelli che cercando di nascondere l’amore in un ridotto angolo del cuore, finiranno per farlo sbadatamente strabordare dagli occhi.