andreadevis

singer / songwriter / vocalcoach

Tag: saper guardare

Tra un po’, o forse domani

Sono uscito di casa abbastanza presto, questa mattina. Ammucchiati ai lati della via – ancora lucidi – i sampietrini aspettano le mani degli operai, che con precisione certosina comporranno la scacchiera stradale. Provo a costruire anche io la mia strada, e come un mantra – da qualche tempo a questa parte – mi ripeto che la cosa davvero importante è saper guardare. Mi ritaglio un po’ di tempo, mi concentro sulle cose che voglio, le rendo vivide, le osservo. Non tarderà ad arrivare il momento in cui potrò – semplicemente allungando la mano – toccarle. Mi fermo e costruisco un mondo in cui la mia felicità non è un trofeo del quale compiacermi, ma bensì uno strumento per rendere felici coloro che amo.

La piazza di una qualche città europea: tanta luce e mani che si stringono inavvertitamente senza volersi poi più lasciare. Un giardino pieno di onestà e persone sincere. Un aereo diretto chissà dove, e un abbraccio ad alta quota con gli occhi semi chiusi. Bambini senza pensieri. Cani euforici e gatti appollaiati all’ombra che fingono di dormire. Semifreddi al mascarpone con il cacao sopra. Il cielo rosa e viola come quando avevo otto anni. Poi il mare. I raggi del sole che filtrano tra le fessure delle persiane. I cuscini freschi e il respiro caldo. Le mie braccia intorno al suo collo. Le canzoni. Sedermi sul tavolo. Un’altra casa e magari anche un’altra vita.

Tra un po’, o forse domani.

Legami (luoghi impressi in fondo agli occhi)

È notte. Sto rientrando a casa attraversando in taxi una Milano avvolta nella nebbia; è incredibile quanto certi luoghi mi parlino: strade, edifici, crocevia… mi domando cosa sia a legarci veramente ai luoghi che abitiamo. Penso, cercando il capo di una matassa che pare ogni giorno più ingarbugliata. Trascorro la mia vita provando a mettere in ordine le cose e quando finalmente mi sembra di intravedere un po’ di ordine, tutto improvvisamente torna a confondersi. L’attaccamento ai luoghi -del corpo o anche solo della mente- è legato all’amore: a quello vissuto davvero e a quello rimasto inespresso. L’amore per la nostra famiglia ci lega al nostro luogo natio, e l’amore per qualcuno -o un ritrovato attaccamento a noi stessi- ci lega a nuovi scenari. Marguerite Yourcenar, nelle sue Memorie di Adriano dice che il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi, e non c’è nulla di più vero. Quello dell’identità è un discorso importante, da molti sottovalutato. Così come è difficilissimo interrompere una relazione d’amore con un’altra persona, è complicato allontanarsi dai luoghi nei quali abitano i nostri sentimenti. Quando lasciare andare qualcuno che si ama diventa indispensabile, si soffre; ed è così anche quando -per ritrovare noi stessi- ci troviamo costretti ad allontanarci dai luoghi impressi in fondo ai nostri occhi. Le separazioni sono dolorose, a volte non necessarie, altre indispensabili, ma comunque conducono da qualche parte, facendoci attraversare nuovi territori, e soprattutto permettendoci di guardare il mondo con gli occhi di chi ha ancora voglia di sorprendersi.