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Masturbazione cerebrale di gruppo in luoghi pubblici

Il vero piacere è quello che nasce dal cervello. Le persone godono quando a essere sollecitato è il loro desiderio. La mente è capace di generare il più magnifico degli orgasmi senza che il corpo prenda necessariamente la parte del protagonista indiscusso. Spesso, situazioni potenzialmente rischiose e improbabili, risvegliano il vero punto G radicato in ogni donna e in ogni uomo.

Oggi torno a indagare la razza umana attraverso l’analisi di un comportamento che ho di recente scoperto essere comune in numerosi bagni pubblici di altrettante numerose città europee. Non sono mai stato un bacchettone, eppure non ne sapevo quasi niente. A sfuggirmi, è la genesi del piacere.

Pare che in alcuni non-luoghi non meglio specificati, esista una lista -più o meno nota- di bagni pubblici (stazioni ferroviarie, fermate metro e simili) dove gli uomini possono ritrovarsi per condividere un momento di celebrativa masturbazione -singola- di gruppo. Finisci di lavorare, esci dalla palestra o sei in anticipo sulla tabella di marcia? Vai in bagno, scambi qualche occhiata di intesa, e ti pasticci con il tuo vicino di vespasiano. Non c’è contatto, non ci sono convenevoli, e la cosa non prosegue oltre in alcun modo (pare non succeda quasi mai).

Che tutto ciò sia una metafora del mondo moderno? Ci si relaziona in modo decontestualizzato e subdolo forse per prevenire gli effetti collaterali che il nostro cervello genera dopo episodi potenzialmente -sentimentalmente- dannosi? Si azzera l’aspettativa, ed è tutto desiderio. Che cosa spinge una persona a condividere qualcosa di così intimo (o forse, per nulla) con uno sconosciuto? Magari il branco, il narcisismo di chi “guarda ma senza toccare”, la celebrazione di qualcosa di estemporaneo nel quale non serve prendere posizione (in tutti i sensi), o magari il sapere che non servirà bofonchiare nemmeno mezza parola (che poi è un attimo che dici la cosa sbagliata).

In un ambito “sentimentale”, questo atteggiamento decontestualizzante, non è alla lunga distruttivo? Le persone sono incapaci di comunicare, o hanno semplicemente smesso di volerlo fare perché ormai non c’è più molto da dire (e nessuno cui dirlo)? Il confronto mancato di comune accordo può essere per qualcuno l’eccitante diversivo in un noioso pomeriggio di fine estate, ma continuo a credere che possa anche rappresentare il desiderio nascosto di condividere un poco di quello che si è -o che si ha- senza ulteriori preoccupazioni.

Bastasse una sega in compagnia per demonizzare anni di romanticismo, poesia, arte e sofferenza, forse saremmo tutti più sereni, ma certamente anche molto più ignoranti; e comunque, stazionando pur sempre in un cesso.

Amare è arrendersi alla possibilità che qualcuno possa farti del male

Senza difesa, sinceramente esposto e senza alternative. Amare è questo: non avere più freni e considerare la possibilità che quel qualcuno che ami possa farti del male, anche involontariamente. Quando l’amore c’è -e di solito pare arrivi inspiegabilmente e senza possibilità di razionalizzazione- ti lasci scivolare addosso tutte le perplessità e ti arrendi all’idea che non potrebbe esistere altra soluzione se non quella di amare, per l’appunto.

Cosa spinge le persone a cercare l’anima gemella? Forse la stanchezza per il ruolo che interpretiamo, che ci porta ad alienarci dal mondo e dalla nostra essenza. Guardarci attraverso gli occhi di qualcun altro ci migliora, e i rapporti che contano davvero -e che vivono il millantato sentimento- sono rapporti nei quali si cresce umanamente, unitamente, e nei quali ci si trasforma a vicenda in persone più belle. L’amore unisce ma eleva l’individuo, prima del nucleo. Che cosa spinga le persone a non cercare l’anima gemella è invece riassumibile in una sola parola: il dolore. Aprirsi a qualcuno significa dare a una persona il potere di amarti e di ucciderti. Il rischio concreto che ti possa essere fatto del male, per tua stessa scelta, è una delle cose più spaventose e allo stesso tempo inevitabili.

Se davvero non c’è nulla di difficile per chi ama, perché le persone fuggono dall’amore? Forse perché non tutte hanno avuto il privilegio di amare e di essere amate; chi quel privilegio lo ha avuto davvero, non cambia idea: può esserci stato il peggiore degli epiloghi, ma in cuor tuo, ogni giorno speri che dietro l’angolo, al lavoro, al bar o per la strada possa capitarti di incontrarlo di nuovo. L’amore.