andreadevis

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Tag: perfezione

L’uomo perfetto non è mai quello giusto

Un’irresistibile tentazione. Un diamante tutt’altro che grezzo da sfoggiare rigorosamente tra le quattro mura della camera da letto. Da ammirare senza vestiti, o con addosso solo una manciata di indicibili fantasie. Una trasgressione che se non fai attenzione può diventare normale da fare schifo. Perché poi ti abitui all’inconsueto, e prima che possa diventare ordinario – ammesso sia possibile – ne sei già dipendente. Ero così. E consapevole di tutto, ma assoggettato dalle parole.

Il perfetto connubio tra un maschile e un femminile che a quarant’anni in tanti come lui ancora non hanno saputo sintetizzare con un profilo preciso. Per mano, lungo il confine tra perdizione e privilegio. L’ho guardato portarsi via il riverbero di chi mi aveva fatto prostrare: lettere, canzoni, pensieri; tutto ammassato in un angolo della stanza. Lentamente sono sceso ai suoi piedi, senza lasciare che se ne accorgesse. Per sfogare i miei abbracci ho accumulato al centro del letto l’ingordigia e la lussuria: pretesti consunti e quasi grotteschi. Quando la luce di un pomeriggio qualsiasi di luglio ha illuminato i bordi delle cose, abbiamo chiuso gli occhi. Io ho finto di essere ancora in tempo per salvarmi dall’illusione.

Ho sceso le scale. Svuotato, umido. Ancora troppo concitato per lasciare cadere un paio di lacrime: in mezzo agli sguardi degli sconosciuti, per strada, mi avrebbero fatto sentire umano.

Abbiamo entrambi le risposte alle domande che non ci facciamo.

Le dieci regole per inseguire (e raggiungere con successo) l’infelicità sentimentale

1. Piangiti addosso e fallo notare sempre anche agli altri, pure pubblicamente: attraverso i social network o, perché no, tramite un seguìto blog.

2. Cerca di frequentare sempre persone problematiche. La loro complessità ti farà soffrire, e quando si sta male, ci si sente incredibilmente vivi, come fermenti lattici in preda a una crisi epilettica.

3. Convinciti di essere fisicamente sempre al massimo ma rimproverati per non esserlo mai abbastanza.

4. Opta per cercare negli altri sempre le stesse caratteristiche: crederai così di conoscere la situazione e di avere tutto sotto controllo. Finirai irrimediabilmente per restare sorpreso, ritrovandoti per l’ennesima volta impreparato sulle mosse da compiere.

5. Usa il sesso come moneta di scambio per i sentimenti. Anche se il conio potrebbe cambiare nel corso della relazione, insisti: da qualche parte si arriva sempre.

6. Boicotta subdolamente le relazioni dove l’altra metà ha riguardi troppo pieni di considerazione nei confronti della coppia.

7. Non fare variazioni sul percorso, non cambiare mai strada e non sperimentare percorsi alternativi. Gli imprevisti che muovono cose e persone -con qualche accorgimento- posso essere tranquillamente evitati.

8. Cerca di relazionarti sempre -a maggior ragione se hai un carattere forte, irremovibile, algido e analitico- con persone che siano molto, molto peggio di te.

9. Non relazionarti mai con persone brutte. Le persone belle sono spesso (ma non sempre) molto più sicure di loro stesse e hanno la magnetica capacità di farti sentire profondamente inadeguato, in ogni occasione.

10. Ripeti fino alla nausea che la perfezione non esiste. Poi esci di corsa a cercarla con accanimento.

Domani è un altro giorno ma dopo domani sarà un altro giorno come oggi

Questo posto è pregno di miei pensieri.
Vengo qui a scrivere quando -generalmente il pomeriggio- non ho altro da fare. Milano oggi è illuminata da un bel sole che non scalda, un sole che ti fa pensare all’eleganza della primavera. Intorno a me tante facce, ma neanche una che vedrei bene al mio stesso tavolo. È difficile, avere delle pretese, dei gusti, degli ideali. Nel mio caso, l’aspirazione alla perfezione mi stronca sempre; stronca tutte le facce alle quali provo ad affiancarmi. Forse sarà colpa di Venere in bilancia (così mi hanno detto) ma la questione resta sempre la solita: la perfezione non è universalmente riconosciuta, e ognuno di noi considera perfetta una combinazione di diversi elementi in proporzione variabile e a propria discrezione.

Mi guardo intorno, cerco, trovo un volto che mi piace. Mi concedo qualche secondo per perdermi in un paio d’occhi che non mi vedono, e che non rivedrò. Abbasso la testa.
Mi rimetto a scrivere e intanto ascolto le “è” troppo aperte del signore seduto con il figlio al tavolo a fianco. Incomunicabilità, incomprensione, timore, tentativo timido di emulazione, posticcia cortesia facente parte di un rapporto perso, o forse mai esistito. Le persone sbagliano, e la maggior parte delle volte -anche se non lo credono- sono loro a pagare il prezzo dei propri errori; non i figli, non le mogli, non le amanti, non gli amici. Loro. Loro scelgono le frustrazioni, gli intoppi e i successi. Loro, noi, io.

Non scarichiamo le responsabilità -per una vita che non gira- su altro o altri. Facciamola girare. Devo capire come fare. Finirò il mio pranzo e poi proverò a voltare l’angolo, provando a sorprendermi.
Domani sarà anche un altro giorno, ma essere immobili e attendisti non farà altro che catapultarci -dopo domani- in un altro giorno esattamente come questo.

2) Sbagliando si impala

I miei errori mi hanno insegnato unicamente come essere perpetrati. O quasi. Chi ha detto che sbagliando si impara? Si impara solo quando si vuole imparare e quando non ci si crede già perfetti. A volte mi guardo indietro e poi mi guardo avanti e non capisco più quale sia il passato e quale il futuro. Poi capisco che il futuro è quello sfocato e che mi fa venire voglia di andare avanti (fosse anche solo per vedere come va a finire).

Le persone perfette per noi sono quelle che non sposeremmo mai

È il solito complesso di interiorità. Se non soffri non ti senti vivo, se ti senti vivo è perché soffri e se ami lo capisci proprio quando stai male. Per fare un albero ci vuole il seme -e va bene- il problema semmai è il terreno: poco fecondo, disidratato e dilaniato dalle precedenti zappate, ma soprattutto disertato da tutti quelli che con il tentativo di estirpare le erbacce, hanno portato via le radici di qualcosa che non sapremo mai identificare.

Mi presentano una persona interessante -non bella- ma che dal solo sguardo capisci essere in grado di raccontare qualsiasi cosa rendendola coinvolgente: perché ha passione, perché ama quello che fa e perché ti dà l’idea di essere una che sa come amare. Infatti lo sa benissimo -non ho sbagliato- e il piccolo pargolo che dopo pochi minuti compare al suo fianco ne è la dimostrazione in carne e ossa.

Vagonate di immigrati tunisini, egiziani e più in generale magrebini, diventano la salvezza per le donne brutte, che gli italiani non hanno (erroneamente?) più il coraggio di farsi. Così nasce l’amore, che può rappresentare per qualcuno la ricaduta in quello stato di idiozia che si sarebbe dovuto esaurire con l’adolescenza; ma va bene così.

Mi trovo a prendere un caffè con una delle mie più care amiche in uno di quei rari giorni in cui a Milano si sta bene senza aria condizionata e senza riscaldamento. Guardiamo insieme la piazza e le persone che la vivono. Lei mi spiega che sta male, ma a salvarla è il lavoro, non l’amore che vive -o che dovrebbe vivere- e mi domando per un attimo se veramente valga la pena amare. Poi rinsanisco subito e non ho dubbi: sì. Credo in quell’amore che ti consuma di passione e che ti sputtana la capacità di ragionare razionalmente.

Le persone che starebbero bene al nostro fianco, immortalate in una fotografia con la cornice d’argento, non sono quelle che vorremmo. La famiglia del mulino bianco è noiosa. Alla famiglia del mulino bianco i bambini li ha portati la cicogna; il sesso non sanno cosa sia. Sono belli e vivono solo di sorrisi; non sanno cosa sia la collera, la rabbia, la passione, l’entusiasmo e l’angoscia.

Credo si possa essere orgogliosi della perfezione solo quando questa è il frutto di errori, di sbagli costruttivi, di pezze cucite male e poi riassemblate, di giornate storte che insegnano qualcosa e soprattutto quando si tratta di una perfezione che appaga senza compromessi di sorta.

Le persone che potrebbero sembrare perfette per noi, probabilmente, sono quelle che non sposeremmo mai.