andreadevis

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Tag: perdere la testa

Mestruazioni sentimentali

Fa schifo, lo so. Ma è proprio così come deve essere: un lento e schifoso gocciolamento. Le mie frequentazioni sentimentali sono episodi autoconclusivi della durata di una settimana circa, solitamente con poca pubblicità e non necessariamente dai risvolti erotici. Una puntata di chi l’ha visto risolve in genere più enigmi, e a rivelarsi lungimirante risulta inaspettatamente il mio vicino di casa, paladino della scopata senza fronzoli, che non miete vittime e non alimenta illusioni. Intendiamoci: può non rientrare totalmente nel mio stile, ma sono un grande sostenitore delle scopate autoreferenziali. Sarà per quella vena trasgressiva, per un atavico bisogno animale o più verosimilmente per la mancanza totale di ambiguità. Nelle mestruazioni sentimentali, dopo qualche momento di scetticismo, a convincermi è l’entusiasmo dilagante di chi frequento, inaspettato e soprattutto non richiesto. Ed è proprio lì che avviene l’irreparabile, non appena mi lascio andare alla curiosità e alle attenzioni, accennando il mezzo sorriso di chi nonostante tutto ancora ci crede (e meno male).

Un viaggio a Gallipoli, una gita ad Amsterdam, una vacanza in Malesia, il ritorno a Lussemburgo, un salto a Londra per lavoro. E al rientro (quando rientrano) l’assenteismo più totale. Sembra una sceneggiatura di David Lynch. Ma di quelle incazzatissime che scriveva negli anni novanta. C’è abbastanza surrealismo per tutti. Andando in ordine sparso: c’era Mister T. (diceva che sono da sposare), Fabio e la sua incapacità di prendere qualsiasi iniziativa (anche quella degli altri), Alessandro (da mille messaggi al giorno è passato a respingere le mie telefonate, ma è sempre online sulle chat) e poi ancora Guido, che mi ha salutato dicendomi di non sparire (probabilmente voleva battermi sul tempo) e ovviamente il Cinghia: mi ha fatto perdere la testa più di tutti gli altri messi insieme, ma essendo stato chiaro fin dal primo momento riguardo i legami (che aborre) non posso nemmeno sentirmi in diritto di mandarlo a fanculo.

Mentre tra un ciclo e l’altro cerco di recuperare un po’ di equilibrio, aspetto impaziente la prossima frequentazione, per mettere davanti a tutto una sola e semplice domanda: quand’è che parti?

Statistiche

Lo ammetto: non è che sia poi stata una grande idea, ma ero curioso. D’altronde la curiosità uccise il gatto, ma la soddisfazione lo riportò in vita. Stavo domandandomi se esistesse una statistica, in amore, per capire più o meno quanto dovrò aspettare ancora per trovare qualcuno che mi piaccia (e ho solo detto “mi piaccia”). Davanti a me c’era la moleskine rossa, sulla quale scrivo praticamente tutto. Non ho resistito. L’ho aperta sul primo giorno dell’anno, e ho iniziato a sfogliarla in cerca dei vari appuntamenti. Son partiti i conteggi, e con loro, le perplessità. Tutto nel maldestro tentativo di imparare qualcosa dal mio passato, perché si sa che diventare più vecchi, non significa necessariamente diventare più saggi.

Dall’inizio dell’anno a oggi:

  • Numero di appuntamenti (con persone sempre diverse): 21 (di cui tre con gente dichiaratamente fidanzata)
  • Numero di persone con le quali ho avuto un rapporto sessuale (tra queste 21): 5
  • Numero di persone con le quali ho avuto più di un rapporto sessuale (tra queste 21): 2
  • Numero di persone per le quali ho rovinosamente perso la testa come un coglione adolescente (tra queste 21): 1
  • Numero di persone con le quali è nato un rapporto di amicizia (tra queste 21): 0
  • Numero di persone che mi sarei potuto (volendo) fare (tra queste 21): 18 (circa)
  • Numero di persone alle quali ancora penso (tra queste 21): 1 (ma sempre meno) (e spero non legga più questo blog)
  • Numero di persone sbagliate (tra queste 21): 21
  • Numero di giorni persi (in generale): dato non pervenuto

Devo dire che da queste statistiche si deducono alcune cose interessanti sul mio conto:

  • Sono molto esigente
  • Mi piacciono le persone sbagliate perché quelle giuste sono già impegnate con le altre persone sbagliate (era autobiografica, sì!)
  • Non sono sempre gli altri a tenermi fuori dalle loro vite
  • Riesco ancora a perdere la testa per qualcuno, ma fatico a rimetterla a posto
  • Nutro il bisogno di fare delle statistiche

Se su 21 persone ne ho trovata una soltanto in grado di farmi perdere la testa (me ne piaceva forse anche qualcun’altra ma dal momento che non è stato possibile iniziare nulla, non si conta) la proporzione è venti a uno? Ovvero, ogni venti persone conosciute ne trovi una che ti piace? Sarebbe facile dire che in amore i conti non si possono fare, che è tutta una questione di casualità (per chi ci crede) di destino (per chi ci crede) e di compatibilità (per chi ci crede).

Ma chi ci crede?

Ci si innamora delle persone sbagliate perché quelle giuste sono già impegnate con le altre persone sbagliate

A questo punto mi viene da pensare che sia tutta una questione di tempismo, considerando che le casualità praticamente non esistono. Si può essere la persona giusta al momento sbagliato, o magari può essere il momento giusto ma è il posto a essere sbagliato; si capita poi anche nei posti giusti nei momenti giusti ma le persone sono quelle sbagliate.

Basta un’idea, una fantasia e il gioco è fatto: tutti pronti a lasciarsi travolgere da una suggestione e a perdere la testa per qualcuno che per almeno cento ragioni diverse non fa per noi. Ma differenti stili di vita, sono davvero inconciliabili? Lo stile di vita non è d’altro canto una costruzione psicologica e sociale? Se due persone sono disposte e desiderose di convergere verso un punto comune, quanto può il nostro stile di vita condizionare veramente le nostre scelte?

Bisognerebbe essere capaci di sintetizzare: un pensiero, una frase, un desiderio, una vita… tutto. Rendere le intenzioni più chiare e leggibili. Imparare a considerare lo stile di vita niente altro che un’abitudine; per poi contaminarlo e ridiscuterlo, con la stessa curiosità che i bambini mettono nello sperimentare un gioco nuovo. La consapevolezza ci rende consci del fatto che trattasi di tutto meno che di un gioco, e così, più passa il tempo, più le relazioni diventano difficili e sospette.

Se fossimo capaci di vivere il presente senza pensare al futuro e senza restare vittime del passato, riusciremmo a vivere il presente consapevoli del passato e desiderosi -senza ansia- di pensare -domani- al futuro. Se fossimo capaci, appunto.