andreadevis

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Tag: paura dell’altro

Vermi solitari che vorrebbero compagnia

Quando definiamo qualcuno “troppo per noi” cosa intendiamo veramente? In una città come Milano, dove tutti si credono speciali, niente è mai troppo, e si pone il proprio ego al centro di tutto. Forse una persona troppo complessa e dalla personalità ingombrante, diventa sbagliata quando ci rendiamo conto che vorremmo qualcosa di più lineare, di più vicino alla serenità, di più immediatamente accessibile; troppo stanchi e orgogliosi per ammetterlo, confondiamo il tutto con la modestia e ci buttiamo su quelle persone che definiamo incompatibili solo per sfoggiare una banale giustificazione alla nostra indolenza sentimentale.

Facevo un calcolo di compatibilità e di probabilità. Ci sono tanti italiani medi, che nella media, possono con mediocrità trovare nella massa -in maniera più o meno semplice- una dolce metà, simile a loro, con la quale stare. Cosa succede quando sei sopra la media? O sotto? Diventa tutto più difficile e trovare qualcuno compatibile è un’impresa, soprattutto se non sai dove andare per stringere nuove amicizie. Quali sono i luoghi d’aggregazione dove possono accadere le cose che accadono quando meno te le aspetti? Probabilmente sono quei luoghi che non ti aspetti; probabilmente sono i luoghi della mente che troppo poco spesso frequentiamo. Sento di persone che conoscono altre -a detta loro interessantissime- persone nei luoghi più impensati, tant’è che inizio seriamente a pensare che il problema sia dei miei occhi: capaci di vedere soltanto l’irraggiungibile. Ma anche questa è tutta una scusa: forse per rimanere dei solitari, forse per paura di altre cicatrici, o forse semplicemente perché conoscere e indagare le persone è qualcosa di tremendamente complesso, impegnativo e faticoso; come si può farlo con gli altri, quando è già così complicato capire sé stessi?

Masturbazione cerebrale di gruppo in luoghi pubblici

Il vero piacere è quello che nasce dal cervello. Le persone godono quando a essere sollecitato è il loro desiderio. La mente è capace di generare il più magnifico degli orgasmi senza che il corpo prenda necessariamente la parte del protagonista indiscusso. Spesso, situazioni potenzialmente rischiose e improbabili, risvegliano il vero punto G radicato in ogni donna e in ogni uomo.

Oggi torno a indagare la razza umana attraverso l’analisi di un comportamento che ho di recente scoperto essere comune in numerosi bagni pubblici di altrettante numerose città europee. Non sono mai stato un bacchettone, eppure non ne sapevo quasi niente. A sfuggirmi, è la genesi del piacere.

Pare che in alcuni non-luoghi non meglio specificati, esista una lista -più o meno nota- di bagni pubblici (stazioni ferroviarie, fermate metro e simili) dove gli uomini possono ritrovarsi per condividere un momento di celebrativa masturbazione -singola- di gruppo. Finisci di lavorare, esci dalla palestra o sei in anticipo sulla tabella di marcia? Vai in bagno, scambi qualche occhiata di intesa, e ti pasticci con il tuo vicino di vespasiano. Non c’è contatto, non ci sono convenevoli, e la cosa non prosegue oltre in alcun modo (pare non succeda quasi mai).

Che tutto ciò sia una metafora del mondo moderno? Ci si relaziona in modo decontestualizzato e subdolo forse per prevenire gli effetti collaterali che il nostro cervello genera dopo episodi potenzialmente -sentimentalmente- dannosi? Si azzera l’aspettativa, ed è tutto desiderio. Che cosa spinge una persona a condividere qualcosa di così intimo (o forse, per nulla) con uno sconosciuto? Magari il branco, il narcisismo di chi “guarda ma senza toccare”, la celebrazione di qualcosa di estemporaneo nel quale non serve prendere posizione (in tutti i sensi), o magari il sapere che non servirà bofonchiare nemmeno mezza parola (che poi è un attimo che dici la cosa sbagliata).

In un ambito “sentimentale”, questo atteggiamento decontestualizzante, non è alla lunga distruttivo? Le persone sono incapaci di comunicare, o hanno semplicemente smesso di volerlo fare perché ormai non c’è più molto da dire (e nessuno cui dirlo)? Il confronto mancato di comune accordo può essere per qualcuno l’eccitante diversivo in un noioso pomeriggio di fine estate, ma continuo a credere che possa anche rappresentare il desiderio nascosto di condividere un poco di quello che si è -o che si ha- senza ulteriori preoccupazioni.

Bastasse una sega in compagnia per demonizzare anni di romanticismo, poesia, arte e sofferenza, forse saremmo tutti più sereni, ma certamente anche molto più ignoranti; e comunque, stazionando pur sempre in un cesso.