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singer / songwriter / vocalcoach

Tag: natale

Gli auguri ve li faccio a voce

Molti di voi non sanno che oltre a scrivere su questo blog, nella vita faccio anche altro. Assurdo, non è vero? Eppure è proprio così: riesco a trovare dell’altro tempo oltre quello che utilizzo per elaborare le elucubrazioni protagoniste di questo spazio.

Solitamente non fondo insieme le mie attività, ma per questo Natale ho deciso di fare un passo in più verso l’esterno, e verso di voi, miei affezionati lettori. L’attività meravigliosa che riempie le mie giornate è la musica. Canto, scrivo e insegno in giro per la Lombardia come utilizzare al meglio quel meraviglioso strumento invisibile che è la voce, viatico di sentimenti e sensazioni che non imbroglia mai. Non voglio parlare dei miei (in)successi o delle mie aspirazioni, ma contestualizzare i miei auguri “a voce”, anche perché per assurdo (o forse neanche troppo) i miei lettori sono in numero decisamente maggiore rispetto i fans della mia musica; musica che vi consiglio comunque di ascoltare, dato che altro non è che una delle estensioni dei miei pensieri.

Quindi, passiamo un buon Natale. Tornerò a essere confuso e pieno di interrogativi sui sentimenti subito dopo il 26, ma per ora, fingerò che tutto sia chiaro, limpido ed esattamente così come sembra; chissà mai che non ci prenda gusto.

Gli auguri ve li faccio a voce.

 

 

Lasciare entrare e uscire le persone da sé stessi / Entrare e uscire dalle persone

Asfalto che si sgretola come ghiaccio secco sotto ai piedi, guanti irrimediabilmente spaiati persi sulla strada, stelle di Natale che paiono dipinte con smalti acrilici di bassa qualità. Il sole caldo si scontra con il freddo tagliente che fa sanguinare le dita. Mentre la natura e la città vivono le loro contraddizioni dicembrine, io cammino.

Mi guardo intorno e vedo tante persone: che cosa le lega veramente? Cammino e penso ai legami, agli intrecci e ai rapporti. Rapporti sentimentali, sessuali, amicali, superficiali, di convenienza, di convivenza e di convalescenza. Ascolto la gente: tutti vantano un ristrettissimo numero di amici “veri”. Chi sono quindi gli altri? Chi sono i falsi amici? Quando studiavo inglese, i falsi amici erano i termini morfologicamente somiglianti ad altri ma sostanzialmente diversi. I conoscenti sono quindi personaggi che somigliano ai nostri amici “veri” ma che poi sostanzialmente non lo sono? Un falso amico, può diventare “vero”? Lascio perdere le domande e continuo a camminare.

Si chiama tessuto sociale ed è quindi -per coerenza linguistica- costituito da una trama. Nei rapporti che noi tentiamo di intrecciare, quanta fatica siamo disposti a sopportare pur di diventare parte integrante del tessuto? Abitudini, aspirazioni, frequentazioni… le variabili sono infinite. Ci vuole spirito di adattamento. La città è un perfetto esempio non-umano: lei ospita dentro di sé persone diverse -le fa vivere, crescere e morire- non muta la sua anima, ma adatta il suo aspetto. Entrare e uscire dalle vite degli altri può essere un compito faticoso, l’importante è farlo con la consapevolezza: prodotto che non si compra e che pare sempre più unicamente destinato a un’élite.

Mentre cammino, penso all’autorità individuale. Io, affronterò l’esistenza senza farmi condizionare da presunti e presuntuosi assiomi, vivrò gli intrecci con curiosità e con onestà intellettuale, innaffierò la psiche e cercherò per lei l’ambiente più favorevole. Uscirò dalle persone senza rancore, senza rabbia e senza cattiveria. Farò di tutto affinché sia io a travolgere gli eventi e non viceversa.

Vivrò, possedendo ciò che avrò deciso di ricordare.

Buon Natale

È stato come se avessi improvvisamente aperto gli occhi. Dal caldo soffocante di un’estate che si ostinava a non finire bruciando le suole delle scarpe sull’asfalto bollente, mi ritrovavo lì, a guardare il cielo inaspettatamente gelido e bianco, carico di neve ancora inibita. Sentivo suonare in lontananza “Have Yourself A Merry Little Christmas”,  e cercavo di restare in piedi nel viavai di gente carica di pacchetti. La differenza era ancora minima ma percepivo che il cambiamento stava iniziando a non essere più unicamente faticoso, ma anche capace di restituirmi il dubbio che il futuro potesse rivelarsi diversamente interessante. I miei sogni si erano fatti nitidi e non chiedevano nemmeno più di essere interpetati, quanto piuttosto semplicemente accettati. In un attimo, capii che quello che poteva farmi stare bene era la chiarezza. E l’onestà. E la lucidità. E forse, anche la banalità di cui avevo tanto diffidato.

Era appena un anno fa. Stesso letto. Steso su di un fianco. A stento sveglio ma stordito dal suono sordo della neve che cadeva spontanea dagli alberi spogli. Solo, lascio che gli occhi godano della luce riflessa dalla neve.

La neve si lascia attraversare dalle cose, filtra, e attraverso i suoi cristalli ci restituisce un’immagine della realtà decisamente troppo onirica e zuccherosamente poco concreta. Il Natale serve anche a questo: a farci sentire buoni, sognanti e onnipotenti. Il Natale serve a fare propositi, a tradirli dopo la befana, a rimpiazzarli con altri meno ambiziosi a fine gennaio, a fingere di averli mantenuti per buona parte a metà marzo, e a dimenticarli definitivamente non appena, in primavera, il profumo del prato tagliato avrà raggiunto le nostre vogliose narici.

Radici; intrecciate a ghirlanda e verniciate frettolosamente ci ricordano, stazionando in bella mostra sulle nostre porte, che è Natale: canditi scartati sul bordo di un piatto dorato, glassa lucida da sembrare plastica su forchette d’argento, torroncini troppo duri mordicchiati e lasciati a metà, biscotti in pan di zenzero sbriciolati su tovaglie in raso rosso, finalmente premiate per aver pazientemente aspettato il loro giorno in cassetti impregnati di canfora cinese.

Ci vendono il Natale in confezioni da dieci. Dovremmo essere tutti felici, riuniti a qualche tavolo con una famiglia, alle spalle di un abete oltremodo addobbato, pronti a sorridere per celebrare qualcosa che non ricordiamo. Non c’è miglior momento per accorgersi di cosa invece non vada: chi manca? che cosa mi manca? che cosa è cambiato? che cosa volevo e non ho avuto? che cosa ho avuto che non volevo?

So di persone vere che sostituiscono al focolare qualcosa di meno biblico e meno appariscente. So di abeti stanchi che per sostenere angeli di marzapane perdono gli aghi dei loro rami. So di paesaggi innevati che incorniciano il nulla.

Viviamo con gioia, perché possiamo costruire un mondo. Possiamo scrivere un pensiero e donarlo. Possiamo disegnare una famiglia, una ghirlanda di rami, un dolce fatto in casa e una candela rossa. Possiamo addormentarci per sognare che tutto questo esista, a Natale. Possiamo svegliarci per fare in modo che tutto questo esista davvero, ogni giorno.

Buon Natale