andreadevis

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Tag: imparare ad amare

L’importanza delle cose che già abbiamo

Questa mattina, mentre uscivo di casa, mi sono accorto che la via nella quale vivo è ormai totalmente impraticabile. Stanno facendo i marciapiedi, mettendo degli alberi ai lati della strada e rinnovando tutta la pavimentazione stradale. Ho dovuto fare il giro largo, per arrivare alla fermata dell’autobus.

Mi piace passare sul ponte che attraversa la roggia; fa pensare al torrente che scorreva di fianco alla casa dei miei genitori: la violenza e lo scroscio dell’acqua mi incantavano per intere ore quando ero bambino. Ma oggi Milano è tutt’altro che rumorosa. Mentre cammino, il profumo del prato appena tagliato mi sorprende piacevolmente. Il grigio del cielo e il verde accesissimo dell’erba sono un inaspettato binomio perfetto. Non piango più, mentre cammino sull’asfalto impregnato di passi passati e cose non dette (o dette male). Le lacrime si lasciano dunque interpretare dalle poche gocce di pioggia, che cadendo dal cielo sulle mie guance quasi fanno il solletico.

Arriva un momento in cui ti rendi conto che sei tu che decidi. Se non vuoi essere infelice, devi iniziare a non aver paura di dire che sei felice. Penso alle cose straordinarie che già ho. Inizio a essere una persona migliore adesso. Sono stanco di vivere momenti transitori. Io provo a cambiare a partire da questo istante. Con l’acqua del naviglio che scorre, il cielo grigio, le piante appena potate, il fango del cantiere sotto casa, le lacrime del cielo e l’ennesimo paio di Converse che sputtanerò in qualche pozzanghera che non vedrò in tempo.

Forse l’amore non arriva quando meno te lo aspetti, e nemmeno quando sei pronto a riceverlo: arriva semplicemente quando inizi tu per primo ad amare.

Un piatto d’amore ma senza contorno

Alla fine non può che andare così: si assiste a una dissociazione del cuore, si osserva con stupore un fenomeno dilagante e in un certo senso allarmante. Non riusciamo più a trovare la complicità “dell’altro”, perché l’offerta è senza dubbio troppo ampia; un’offerta confusa, fatta di materiale scadente, di tante parole, e cui manca una dottrina di base convincente. Un tempo era tutto più difficile (o facile?) e si viveva in una dimensione quasi paesana: ci si innamorava della vicina di casa, del compagno di scuola; ci si sposava con la ragazza conosciuta al matrimonio di amici, si flirtava con qualcuno incontrato in vacanza. Viviamo in un’epoca dove il lassismo dato dalla rete -grazie alla quale schermiamo la nostra parte più vulnerabile- relativizza il concetto di “contatto umano”.

Oggi cerchiamo di avvicinarci a persone distanti da noi anni luce; non solo geograficamente, ma anche psicologicamente e mentalmente; persone che non ci conoscono, e che probabilmente stenteremmo a comprendere davvero, se solo avessimo quella tanto agognata possibilità di averle accanto per un po’ nella vita di tutti i giorni.

Quella dei trentenni di oggi è una generazione che riflette, che vive sulla propria pelle la frustrazione e il desiderio di un amore nel quale ha quasi smesso di credere, finendo per andare a cercare sottobanco dosi di facile e mero sentimento unicamente per soddisfare un bisogno. Il contorno manca, è sfumato. Si crede che il dolciastro bordo dell’impulso amoroso altro non sia che il nauseante preambolo di un incontrollabile mal di stomaco. Così le persone perdono coraggio: gli uomini non sono più degni di questo nome (ed essere “uomini” non ha nulla a che vedere con l’orientamento sessuale, giusto per precisare) e le donne diventano sempre più aggressive, cercando di ribaltare un modello al quale sentono di non appartenere.

Se leviamo la paura, l’erotismo, la conquista, l’incognita, il desiderio della scoperta, la sofferenza del cambiamento e quell’impegno tipico di chi sa amare, cosa rimane? La questione è anche un’altra: togliendo all’amore tutto il suo contorno, ci lasciamo appagare dall’abitudine al suo riflesso, e ci meravigliamo quando scopriamo di non essere più capaci di imparare a volerci bene.

Il vero effetto collaterale di questo surrogato del sentimento è la cecità di chi, l’amore, ha smesso di saperlo riconoscere da tempo. E nemmeno lo sa.