Non fa ridere
La vita ci mette tanta ironia, a volerla vedere. Ironia che non fa ridere, non me. Quando a notte fonda non riesco a dormire, riesco a pensare, sentendomi finalmente senza maschere, e vicino a un concetto di nudità che non contempla pudore. Mi domando se anche gli altri riescano a trovare il tempo per sentirsi così. A volte scappiamo dall’intimità della coscienza, e anche se apparentemente ci sentiamo più forti, non facciamo altro che rivelarci vulnerabili.
Dimentichi qualcuno, e poi per caso te lo ritrovi davanti. C’è chi sostiene che il caso non esista. Tutto ciò che accade, accade per un motivo preciso. Mi domando quale ruolo abbia il tempismo in tutto ciò. Mi sfugge. Sfuggo anche io. Sfuggono le risposte, le domande, e i pensieri che mi fanno compagnia nelle notti in cui non dormo.
In un paio di settimane, ben due incontri fortuiti fatti per strada, con persone (sbagliate, giuste, passate, presenti… ho smesso di domandarmelo) che hanno riempito la mia testa di domande. La vita mette ironia nell’accavallare e annullare eventi e passioni. Ma non fa ridere, non me.
Probabilmente sono solo un fottutissimo romantico con il feticcio del ricordo. Non dimentico, archivio. Poi, in preda al nevrotico bisogno di rivedere e cercare nuove chiavi di lettura, ciclicamente finisco a sfogliare pagine di un passato ancora non abbastanza remoto.
Incrocio per strada pezzi di universi paralleli (ovvero tanti “come sarebbe stato se”, i miei elementi di tortura preferiti) ma mai una volta che venga investito e sorpreso dalla forza e dal coraggio di qualcuno. Ci sono più probabilità di essere investiti da un’auto, soprattutto da quando hanno invertito il senso alla via dove abito. Dovrei invertire anche io il senso, e pensare solo al futuro, senza interrogarmi troppo sulle scelte -discutibilissime- degli altri.
Non fa ridere, non ancora.