Gli artisti fanno scelte sincere

È un periodo non troppo diverso da altri già vissuti. Sono lucidamente stanco. Stanco di tante cose, soprattutto di essere lucido, poetico e profetico. Ho smesso di usare Facebook e Twitter circa tre settimane fa. Pensavo sarebbe stato difficilissimo, invece a volte mi sembra quasi di stare meglio. Ho dato un calcio in culo anche al raziocinio, e abbracciato una smodata e insana voglia di impulsività (pur non ipotecando completamente il buon senso). Durante i week-end cerco di uscire: stare a casa a pensare sarebbe come fare bunjee jumping senza elastico. Rifletto sul futuro, sulle priorità. Penso alla mia famiglia e a quello che (non) riesco a fare, per loro e più in generale per tutti quelli cui voglio bene (anche per me stesso, perché tutto sommato mi voglio bene pure io).

Mi metto a fantasticare e non mi freno più: perché tanto se si deve soffrire si soffre comunque. Fare uso di fantasia non è un crimine: è semmai un palliativo, che non procrastina le sofferenze ma le rende più digeribili. Ho programmato per la fine di quest’anno l’uscita del mio primo album: ho trent’anni suonati e forse è arrivato il momento di smetterla di nascondersi dietro il solito leitmotiv non mi sento pronto posso fare di meglio non è come volevo. A trent’anni posso permettermi di scrivere e cantare cose che anche solo cinque anni fa sarebbero risultate ridicole. Non voglio concentrarmi sulle scelte giuste, perché non le so fare e non so nemmeno cosa siano. Gli artisti fanno scelte sincere.

Vediamo se riesco a proseguire su questa linea. Vediamo se -riuscendoci- finirò in un posto migliore.