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singer / songwriter / vocalcoach

Tag: amore

Mi sono distratto

Accidenti, mi sono distratto un attimo, ed è passato un altro anno.
Ormai potrebbe diventare un’abitudine: un post più o meno ogni anno, più o meno verso metà Giugno. Quello che scrissi un anno fa, potrei averlo scritto ieri. Vale ancora.
Ma ormai, chi segue più questo blog? Sono lontani i tempi in cui raccontavo dei miei appuntamenti, o quelli in cui – ossessionato da un certo qualcuno – sfogavo qui la mia depressione. Le ossessioni romantiche un po’ restano sempre – noi lo sappiamo – ma la vita, quando glielo concedi sa sorprenderti, permettendoti di costruire passo dopo passo la tanto agognata serenità (che fortunatamente non è quasi mai come te l’aspettavi, altrimenti sai che noia).

In questo ultimo anno credo di essere cresciuto molto, musicalmente parlando. Ho abbandonato tanti vezzi, e mi sono accorto che quando una canzone – una storia – la scrivi bene, diventa facile cantarla – raccontarla. Era così semplice da capire, eppure allo stesso tempo era anche una verità totalmente inaccessibile. Bisogna vivere.
Non so quando potrò pubblicare un nuovo disco, vorrei poter dire domani, perché le idee non mancano, ma – senza ripetermi troppo – dirò che non basta l’intuizione, ci vuole il denaro, per investire in sé stessi, soprattutto quando il tuo nome non è grande e altisonante come vorresti. Ma va bene. Troverò un modo. Trovo sempre un modo.

Due anni fa ho pubblicato Nella Stanza, un potpourri di canzoni più che un album. Tante anime diverse, maldestre, tante ingenuità, tanta genuinità, bellezza, cura. Quando mi riascolto sono contento del lavoro di produzione che è stato fatto: senza Nella Stanza non sarei potuto andare oltre; non sarei potuto uscire dalla mia, di stanza. Un po’ introverso come me, sfugge a qualsiasi definizione di genere, intrattenendo fin dalla prima traccia con sonorità vagamente anni ottanta, per poi svelare una vena malinconica che non si esaurisce mai. C’è l’esperimento funky (La Risposta), la citazione di MJ (Le Parole Allontanate), il testo schietto ma quasi parodistico (Ci Si Innamora Delle Persone Sbagliate), il concitato gospel finale (This Day)… mi si potrebbe in ultima analisi dipingere dunque come una personalità disturbata, ma preferisco definirmi in movimento.

E mentre mi muovo, aspetto che la vita mi sorprenda ancora.

Debutto oggi in radio con il mio primo singolo “Dopo Di Te”

Cari amici,

Esce oggi in radio “Dopo Di Te“, che oltre a essere la traccia d’apertura, è il singolo scelto per il lancio del mio primo album. Una power ballad caratterizzata da un vestito dance ma dai contenuti tutt’altro che spensierati, binomio poi riportato nel videoclip (diretto dalla giovane regista Giovanna Tralli) che ne accompagna l’uscita. Racconta della fine di una storia, e di quanto sia importante imparare a chiudere certi capitoli.

Si tratta di una canzone cresciuta e maturata con me, in questi anni. Sentivo di doverle ancora qualcosa. E «» non è più solo una persona, ma un concetto più universale: si estende oltre le mie vicissitudini, arrivando nelle vite degli altri, e incarnando quel passato dal quale tutti dovremmo imparare a distogliere lo sguardo, perché – se glielo permetti – la vita ha sempre qualcosa di meraviglioso da offrirti; basta guardare nella direzione giusta.

Nel 2012, proprio con una prima versione di “Dopo Di Te“, sono stato premiato nell’ambito della manifestazione Area Sanremo come uno degli otto migliori artisti emergenti italiani.

Sempre da oggi, potrete preordinare “Dopo Di Te ” e l’intero album “Nella Stanza” su iTunes seguendo questo collegamento: https://itunes.apple.com/it/album/nella-stanza/1386081454 mentre dal 15 Giugno – data dell’uscita ufficiale – sarà disponibile anche su tutti gli altri webstore (Amazon, Google Play, etc.) e ovviamente su Spotify (aggiungetemi alle vostre playlist)!

A breve scriverò riguardo l’anteprima in esclusiva del videoclip e vi racconterò nel dettaglio – un po’ con calma come piace a me – delle tracce che compongono questo primo sudatissimo lavoro discografico. Mi sento particolarmente legato ai lettori di questo blog: è stata una piattaforma importante per me, e ho incontrato qui persone dalla splendida sensibilità. Spero sosterrete le mie parole in musica!

L’ufficio stampa ha diffuso un po’ ovunque il comunicato sull’uscita del brano, potete – ad esempio – trovarlo qui: http://meiweb.it/2018/05/24/in-radio-e-in-pre-order-dopo-di-te-il-singolo-di-debutto-di-andrea-devis/ 

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Dagli orifizi agli orefici

Una volta fare del sesso al primo appuntamento era considerata una cosa sconveniente. C’era questa regola secondo la quale se ti interessava una persona, era meglio non andarci subito a letto. Per prudenza, per non dare un’idea sbagliata di te e delle tue intenzioni. La maggior parte delle volte la faccenda si risolveva probabilmente con una prevedibile, colossale, fregatura. Sì, perché se da una parte l’erotismo e la seduzione sono in buona percentuale fatti di attesa e fantasia, dall’altra, l’essere umano non può vivere di voli pindarici, e ha bisogno di certezze. Non esiste una reale connessione tra tempo, sesso e storie a lungo termine, ma chi desidera al proprio fianco una persona – e una soltanto – per buon senso, dovrebbe quanto prima accertarsi della qualità carnale della combinazione. Non per tutti ha la stessa importanza, no, certo.
Curiosa è sicuramente l’attitudine di alcuni che – innamoratissimi – dopo una tanto attesa notte di (auspicata ma non pervenuta) passione, si ritrovano nella merda, senza sapere bene come fare per archiviare il caso. Si può ritentare, ma qui non c’entra la bravura. Serve essere il giusto addendo in un’addizione dove il risultato non può essere un’incognita.

Lo definirei romanticismo postmoderno. Quella voglia di perderti negli occhi di chi hai di fronte, magari sfiorarsi quasi inavvertitamente per sentire l’elettricità che si genera. Silenzi concavi, vuoti come i nastri vergini su cui registravamo la musica, apparentemente sconnessa, ma che ancora oggi non comporremmo con un ordine diverso. E le mani, convesse, prominenti, sempre desiderose di afferrarsi, magari in un abbraccio o a testimonianza di una non-assenza.
Il silenzio, è erotismo. Lui e la sua mutevole natura, delicata, fragile. Da rompere con i sospiri, o magari da lasciare immacolato, o ancora da frantumare con parole inaspettate. E sono proprio le passioni consumate con inevitabile ingordigia, che tracciano i dettami di una nuova possibile relazione; con le schegge, i bordi taglienti e quella inconfutabile voglia di farlo di nuovo per vedere se ci si può avvicinare ancora di più.

Tracce lasciate dal cuore

Negli ultimi mesi non ho scritto molto. Ho scritto, ma altrove.
Un tempo venivo qui e mettevo nero su bianco i pensieri, a ruota libera. Poi voi commentavate – pubblicamente o privatamente – facendomi capire che con le mie parole descrivevo e davo forma anche al vostro sentire. Ogni tanto gli sconosciuti capiscono meglio di chiunque altro come stiamo.
Poi, da un po’ di tempo a questa parte, la mia scrittura si è fatta pacata e io con lei ho imparato a calibrare il flusso dei pensieri. Ho scelto alcuni episodi e li ho raccolti insieme, perché tutti me lo dicevano, e perché avevo proprio voglia di racchiudere in uno di quegli scrigni chiamati libri i miei ultimi anni. Le parole abbracciate, quelle allontanate, quelle sputate fuori impastate nella saliva di un bacio rimasto appeso a giorni lontani.

Ho sorriso, rileggendo la storia dei quarantacinque appuntamenti in un anno. Ho pensato a quanto non abbia mai smesso di crederci, a quella vecchia e melensa faccenda dell’amore. E porca puttana, se ci credo ancora. È lì fuori da qualche parte: forse dall’altra parte del mondo, forse in fondo alla strada o forse in prigione.
Ma c’è. E non provateci, a convincermi del contrario. Mi uccidereste.

Sfogliando le pagine virtuali di andreadevis.com mi sono imbattuto in tanti, tantissimi pezzi scritti pensando a qualcuno che incontrai circa tre anni fa proprio in questo periodo. Io non so perché mi innamorai di uno sconosciuto. Forse ne avevo bisogno, forse era la persona giusta al momento sbagliato. Ero debole. Ma sulle persone giuste e sbagliate ho scritto interi capitoli, per approdare alla convinzione che tutti siamo giusti e sbagliati a momenti alterni, e a volte pure in contemporanea. Capita che la sera – generalmente il mercoledì e la domenica – ci pensi. Come sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente? Forse adesso avrei chiuso il mac e sarei andato ad addormentarmi nell’incavo tra il suo braccio e il fianco.

Ma continuo a leggermi, trovando dispiegata tra le righe l’insofferenza. È stato il Cinghia a farmi rialzare, ricordandomi che a volte i nostri desideri prendono inspiegabilmente forma, e non di rado finiscono con l’aderire alle aspettative in maniera sconcertante. Come il suo sorriso, sconcertante al punto tale da farmi arrossire. Sono suoi, i baci rimasti appesi a giorni lontani. L’ho patito con decoro. Mi sono guardato indietro, ho guardato avanti.

C’è tanta Milano nelle mie composizioni. A volte sullo sfondo, altre in primo piano. Una città che è sempre stata casa mia, anche quando dormivo altrove. Però stasera partirei, senza meta. Girerei il mondo, stanerei l’amore – gli amori – perché ne esistono tanti. Seguirei le tracce lasciate dal cuore, e ne scriverei poi qui, come fosse un diario di bordo.

Love Is All

Ho scoperto questa canzone rientrando a casa mercoledì sera.
La stavano passando su un’emittente semi sconosciuta che la radio ha magicamente intercettato in un non meglio definito punto a cavallo tra la tangenziale ovest e la tangenziale nord di Milano. Ossessivo, un mantra. Il brano è in loop nelle mie orecchie e nella testa da giorni, complice quel love is all ripetuto all’infinito che mi ricorda quanto sia importante perseguire sempre i valori in cui crediamo. Sì, perché a costo di essere tacciato di melensaggine, io ci credo sul serio, a tutta la faccenda dell’amore. Credo in quegli incontri dove dopo tre secondi è già scattata la scintilla, e ho imparato a credere in quegli incontri dove intravedi soltanto una miccia. Appiccherei un incendio nel cuore, e solo l’universo sa quanto lo desideri e quanto ci provi.

Febbraio ha messo a dura prova il mio fisico. Ho avuto troppi momenti per pensare, per rimuginare sulle scelte degli altri, per provare a darmi risposte senza avere chiare le domande. L’altra sera, a cena con un paio di amici, ho sbattuto la testa contro il cinismo di chi si è lasciato indurire dalla vita e ha iniziato a vedere l’amore come un ostacolo alla felicità, ma senza essere capace di dire basta. È così difficile lasciarsi rendere felici. Le persone si accontentano, non ambiscono, dosano la passione con il contagocce. E tu lì, desideroso di bagnarti la bocca fino ad annegare, mentre altri, disidratati, accanitamente, desistono alla vita.

Love is all, davvero. Continuo a cantarlo, quell’inciso. Me la prendo con le proiezioni, le illusioni, e tutte le altre cose che brillano ma si dissolvono sempre troppo presto, prima ancora che tutto possa assumere una forma. Pretendendo poco, perché in fin dei conti sono le cose normali a renderci sereni.

Qualche anno fa non ero così imperturbabile. Chi mi incontra oggi vede un prodotto, e in pochi sanno andare oltre. Tutti parlano, si confidano, si sorprendono della mia serafica allure. All’apparenza senza troppe fragilità, razionale, sorridente, consapevole. Vorrei incontrare qualcuno che, senza dire niente, riuscisse a smascherarmi, confortandomi con una carezza e facendomi sentire al sicuro da tutto ciò che la notte mi tiene sveglio. Come il fantasma dell’amore, con le sue proiezioni, le illusioni e tutte le altre cose che brillano ma si dissolvono, lasciandoti amareggiato, incompreso.
Ho paura dell’ennesimo abbandono preventivo, della presunzione di chi pensa di averti già capito e cestinato; sono arrabbiato, comprensibilmente inquieto.
Perché dopo tutto, love is all.