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Sentimentalmente impotenti (trascurabili mancanze)

È davvero necessario avere qualcosa in comune con chi ci piace, per poter avviare una nuova relazione? Forse è più sensato pensare che ad avere qualcosa in comune tra loro debbano essere le persone che ci piacciono. Se fossero invece le mancanze a fare la differenza? Inestirpabile, l’ostinazione di chi continua a cercare le persone giuste nei luoghi sbagliati (o nei corpi sbagliati). Proviamo a prendere le distanze dal passato, ma poi ricadiamo negli errori di sempre, provando ad affiancarci a un’altra persona – giusta e sbagliata – esattamente come quelle che ci sono state prima. Siamo la somma delle nostre esperienze, successi e fallimenti. Ci piacciono le persone con le quali soffriamo solo per avere qualcuno cui dare la colpa?

Ci ho provato, mille volte e più, a cambiare rotta, ad aggiustare il tiro, a ridimensionare le richieste, senza mai scendere veramente a compromessi; perché la felicità è una sola e non è negoziabile. Con certe persone si genera una strana energia. Frizzante, inebriante, al tempo stesso evanescente. Se ne diventa dipendenti. Si baratta la lucidità per l’emozione. Innovativo sport estremo – ma già démodé – e alla portata di tutti.

Perché sentiamo la necessità di trovare un colpevole contro cui accanirci quando si tratta di esaminare le nostre relazioni? Temiamo un rimprovero? Un monito per le inadempienze? Non ci perdoniamo mai nulla, ma spesso in amore – così come non esistono vincitori e perdenti – non esistono colpevoli contro cui scagliarsi. Si rimane soli, con il tempo a fare da giudice, così inefficacemente neutrale e così inavvertitamente spietato.

Ad accomunare le persone sbagliate – puntualmente fuori luogo – c’è il loro essere inappropriate, il loro essere sentimentalmente impotenti.

E ci siamo noi.

Citazioni sparse

Questo post è dedicato a tutti gli amici, amiche e conoscenti che con le loro perle di saggezza animano la mia quotidianità. Facendomi spesso sorridere.

“Tu mi ascolti più di quanto io faccia con me stesso”

“Ma no tesoro, il tuo problema non è tanto la fissazione per l’aspetto fisico, quanto più che proprio ti piacciono gli stronzi”

“Mi ha lasciata. Sto male. Soprattutto perché non sapevo stessimo insieme. Ad averlo saputo prima…”

“La Camusso è un bell’uomo”

“Ho bisogno di innamorarmi di nuovo, cazzo! Poi non ditemi che la punteggiatura non è importante”

“Hai presente quando dicevo che l’aspetto fisico non conta, che la bellezza è relativa e che l’apparenza dovrebbe essere l’ultima delle preoccupazioni? Ecco, mentivo”

“Il risotto con le beccacce? No, grazie. Io gli uccelli morti non li prendo in bocca”

“La persona giusta per te esiste. Probabilmente è solo in galera”

“Non sopporto nemmeno la mia di ignoranza, figuriamoci quella degli altri”

“Rivelazione! Ho appena capito perché non riesco a trovare una relazione stabile! Sono un inguaribile cagacazzi”

“Sono sincero come una fototessera”

“Mettiamola così: tu mi hai sfanculato, non mi vuoi, e io me ne vado da Milano”

“La soluzione più lineare e coerente non è mai quella che conduce alla felicità”

“Mi piaci tanto. Ma solo come amico”

“Non mi riconosco più. E ne sono felice”

“Ho l’ano a cuoricino”

“I trogloditi ignoranti lo fanno meglio”

“Sei povera perché sei grassa”

“Sei grassa perché sei povera”

“I cazzi sono come gli uccelli: vanno presi al volo”

“Ci piacciono le persone di merda perché ci sentiamo mosche smarrite”

“Fortunato chi ti può avere”

Pretendo tutto quello che vuoi darmi

È successo all’improvviso, come praticamente accade quasi sempre in questi casi. Stavo sistemando casa. Una razionale distribuzione di oggetti in spazi più o meno predefiniti, con qualche accenno di cambiamento ma senza sconvolgere gli ordini. Erano appesi lì, sul termosifone del bagno: due asciugamani perfettamente piegati e forse ancora probabilmente umidi. Due.

È stato faticoso imparare a destreggiarmi nella confusione degli stati d’animo. C’è voluto del tempo, ma poi alla fine il mio equilibrio l’ho trovato. Da solo. Senza né un uomo né una donna al mio fianco. Una maturità conquistata, e indubbiamente sofferta. Irrinunciabile.

Tante persone cercano di fuggire dalle sofferenze della solitudine rifugiandosi nella coppia; eppure spesso è proprio lì che si patiscono i supplizi peggiori. Nel conflitto tra quello che si vuole, quello che ci si aspetta e quello che si ha. Perché tutti si ostinano a considerare l’amore come una meta, e non come un meraviglioso mezzo per rendere felici le persone che si hanno a cuore? Dovremmo lasciarci vivere dagli eventi e smetterla di essere intransigenti. Dovremmo smettere di avere la presunzione di sapere come siamo davvero e cosa è meglio per noi.

È già notte, non cambierò le lenzuola. Non sposterò gli asciugamani. Metterò i pensieri sul davanzale. Non aspetterò il momento giusto per iniziare ad amare. Inizio da me.

Noccioli di ciliegie e tazze sporche

La luce fioca del mattino, il tuo volto adagiato sul cuscino. I piedi che si sfiorano. Un bacio sulle palpebre per strapparti alla notte. Come sono i suoi baci quando sta per iniziare un altro giorno? Sanno ancora toccarti? Ho preparato i waffle: sento l’odore del burro e quello della vaniglia mescolarsi. Ci sono le ciliegie. Stai bene qui? Forse vuoi tornare alla vita che tutti credono appartenerti. Mi farò bastare i noccioli sul tavolo e le tazze sporche. Non so se ti senta di più negli spazi che riempi o nei tanti vuoti che lasci quando te ne vai.

È un amore totale quello che vi lega? O si tratta semplicemente della rassicurante quotidianità di cui credete di aver bisogno? È un’esistenza fatta di macerie: detriti di un sentimento passato, conservati come fossero un feticcio, sul comodino. Lo immagino castano; intelligente ma non perspicace. Mediocre. O forse bellissimo, ma più facile. Gli fai quello che fai a me? O lo rispetti troppo? Non smettere mai.

Ho sfiorato la follia. Sarebbe stato sconsiderato mostrarmi debole. Ho i polsi lividi, ma non ho mai provato a slegarmi dai tuoi nodi. Il nostro amore mi ha umiliato. Lui ti accarezza – ogni notte – prima di addormentarsi? Io ti proteggerei dal mondo e dall’ignoranza; anche se sei il doppio di me, anche se sembri non aver paura di niente. Hai paura solo di noi, e delle domande che non ti faccio, ma che trovi quando non resisti e mi guardi dentro.

Vorrei chiederti dove si trova il confine tra la nostra verità e il mondo. Vorrei imparare a distinguere la nostra verità dal mondo. Sul tavolo, noccioli di ciliegie e tazze sporche.

Se l’amore non esiste

Deglutisco l’indulgenza riflettendo sulle cose che vorrei cambiare. Passeggio per le strade del centro calpestando il pavé sconnesso. Ripenso all’amore che non esiste, provo a bastarmi.

Se l’amore non esiste, cosa resta? Guardo i portoni chiusi delle case del centro: sempre imponenti, compatti, con quell’aria austera tipica dell’architettura fascista. Non si sa chi ci viva.

Se l’amore non esiste, rimane un lontano sapore dolciastro sulle labbra. Stucchevole, melenso. Rimane l’apparenza di un fine settimana in mezzo ai sorrisi di persone che si improvvisano amiche. Un paesaggio bucolico, ora il mare, ora la neve. Pesanti stoffe pregiate dalla fantasia discutibile ricoprono poltrone disabitate da tempo, nell’anonima hall di qualche albergo. Polvere, cenere, sabbia, sale.

Se l’amore non esiste, restano le scopate violente, fatte con talmente poco cuore che se non fosse per il dolore potresti essere morto. Una camminata in punta dei piedi sul bordo, tra dolore fisico e mentale, aspettando il momento giusto per lasciarsi cadere con la faccia sul pavimento, riprendendo così il contatto con la realtà, pur partendo dai suoi confini.

Se l’amore non esiste, rimane tutto il resto. La voglia di non diventare mai né invincibili né immortali. Il profumo stomachevole degli altri, che però non si può fare a meno di annusare, quasi fosse un feticcio.

Se l’amore non esiste, resta la paura della solitudine. Familiare al punto da risultare una sfumatura della personalità. Assorbita, stemperata, ma mai davvero superata. Restano le solite orge di parole, i grovigli di lettere e di cose dette a metà. Frasi coniugate all’imperfetto. Punti e virgole sparpagliati perfettamente.

Se l’amore non esiste, resta un monosillabo dietro cui nascondere le lecite ambizioni che ci rendono umani.

Se.