Sentimentalmente impotenti (trascurabili mancanze)
di Andrea Devis
È davvero necessario avere qualcosa in comune con chi ci piace, per poter avviare una nuova relazione? Forse è più sensato pensare che ad avere qualcosa in comune tra loro debbano essere le persone che ci piacciono. Se fossero invece le mancanze a fare la differenza? Inestirpabile, l’ostinazione di chi continua a cercare le persone giuste nei luoghi sbagliati (o nei corpi sbagliati). Proviamo a prendere le distanze dal passato, ma poi ricadiamo negli errori di sempre, provando ad affiancarci a un’altra persona – giusta e sbagliata – esattamente come quelle che ci sono state prima. Siamo la somma delle nostre esperienze, successi e fallimenti. Ci piacciono le persone con le quali soffriamo solo per avere qualcuno cui dare la colpa?
Ci ho provato, mille volte e più, a cambiare rotta, ad aggiustare il tiro, a ridimensionare le richieste, senza mai scendere veramente a compromessi; perché la felicità è una sola e non è negoziabile. Con certe persone si genera una strana energia. Frizzante, inebriante, al tempo stesso evanescente. Se ne diventa dipendenti. Si baratta la lucidità per l’emozione. Innovativo sport estremo – ma già démodé – e alla portata di tutti.
Perché sentiamo la necessità di trovare un colpevole contro cui accanirci quando si tratta di esaminare le nostre relazioni? Temiamo un rimprovero? Un monito per le inadempienze? Non ci perdoniamo mai nulla, ma spesso in amore – così come non esistono vincitori e perdenti – non esistono colpevoli contro cui scagliarsi. Si rimane soli, con il tempo a fare da giudice, così inefficacemente neutrale e così inavvertitamente spietato.
Ad accomunare le persone sbagliate – puntualmente fuori luogo – c’è il loro essere inappropriate, il loro essere sentimentalmente impotenti.
E ci siamo noi.
Cerchiamo sempre un colpevole, o forse un’assoluzione. Ma da cosa, poi? Come se avessimo una colpa atavica, come se una storia che non va come pensavamo sia un peccato, il segno del nostro fallimento. Chissà perché.
Forse perché è più facile pretendere una risposta da se stessi, che da qualcun altro… in un mondo pieno di persone che sfuggono, latitano e si credono indubbiamente al di sopra di tutto. Sfigati!
🙂
Ciao Andrea.
Un altro post particolarmente interessante (ma la cosa non mi meraviglia affatto!), che mi invita a esprimere qualche opinione. Seguirò come sempre l’ordine dei tuoi concetti.
Forse sono giuste entrambe le cose: sicuramente ci sono delle costanti nelle caratteristiche delle persone che ci piacciono, ma verosimilmente è anche necessario che noi abbiamo almeno alcune cose in comune con le persone con cui vogliamo instaurare una relazione.
Non per questo si deve essere uguali in tutto perché qualcuno ci piaccia o si possa costruire qualcosa di significativo assieme, anzi: credo che i punti di contatto e compatibilità debbano riguardare principalmente la sfera dell’essenza profonda (oltre che qualche intenzione… pratica […]); non penso invece che siano necessari gusti identici, interessi identici, abitudini identiche. Tali diversità, come pure le “mancanze”, le imperfezioni, le difformità rispetto a quello che è il nostro canone ideale possono rivelarsi un’incredibile ricchezza e fonte di reciproco stimolo evolutivo.
Vera è anche la tua osservazione a proposito di chi cerca le persone giuste nei luoghi sbagliati! Troppo spesso ho l’impressione che la maggior parte si comporti come chi vuole cogliere mele da alberi di pere, e abbia poi anche l’ottusità di meravigliarsi dell’esito negativo ottenuto… (un po’ come commentavo al post del 12 luglio)!
“Siamo la somma delle nostre esperienze”: e tutto quello che ci succede (forse non ha moltissimo senso giudicare se “successo” o “fallimento”) ci dona un nuovo granello di evoluzione, portandoci in avanti sul cammino.
Forse a volte ci piacciono le persone con cui soffriamo, ma non penso sia per dare a loro la colpa dell’insuccesso: credo piuttosto che capiti perché travisiamo i nostri veri desideri, ovvero perché magari la sofferenza ci potrà essere utile in quella specifica fase della nostra vita per crescere.
Quanto è giusto! “La felicità è una sola e non è negoziabile”! Ed è da persone evolute porsi dubbi, aggiustare il tiro, modificare alcuni parametri, superare alcuni preconcetti, rendersi conto che la perfezione (o la perfetta corrispondenza con il nostro ideale) non esiste; senza però appunto scendere a compromessi fondamentali, o tradire le nostre vere aspirazioni profonde!
Non saprei perché qualcuno sente la necessità di trovare un colpevole contro cui accanirsi quando si tratta di esaminare le relazioni. In effetti, come giustamente dici, in amore non esistono vincitori e perdenti né colpevoli contro cui scagliarsi. È una prospettiva sbagliata e sicuramente disfunzionale. Ciò sia perché questa dà per scontato che qualcosa che ci capita possa essere negativo in assoluto (mentre tutto ci fa crescere), sia perché cerca di sfuggire all’unico motivo utile per analizzare il passato, ossia l’apprendimento. Scaricare le presunte “colpe” sull’altra persona ci fa sentire in diritto di non metterci in dubbio, ci fa illudere di non aver bisogno di cambiare nulla, di essere “arrivati”.
E invece la ricerca e il percorso evolutivo continuano – o dovrebbero farlo! – per tutta la vita.
Non è detto che si debba rimanere soli, vittime di rimpianti o rimproveri da parte di un giudice (interno o esterno: noi, il tempo, gli altri)! L’importante è fluire liberi e sereni, vivendo in linea con la nostra vera essenza e curandoci poco del giudizio altrui.
E probabilmente così facendo si riuscirà a riconoscere e apprezzare anche qualcuno – raro – che emerga dalla folla di “sfigati” boriosi e sfuggenti, che sia una persona “vera” e non conformata, e che vibri in armonia con il nostro essere. Allora non sarà più necessario scaricare colpe o soffrire rimpianti, e la vita vera finalmente comincerà.