Mi sarei dovuto innamorare di te (e invece mi sono innamorato di me stesso)
di Andrea Devis
Quando impariamo a volerci bene, finalmente riusciamo a innamorarci di nuovo. Generalmente di noi stessi, rendendo la competizione impossibile per chiunque altro. Approcci timidi, brillanti o semplici corteggiamenti hanno vita breve quando nessuno si rivela all’altezza dell’amore che dispendiamo a noi stessi. Se è vero che le relazioni di vecchia data si faticano ad interrompere anche per una questione di abitudine e quotidianità, funziona allo stesso modo quando si è single?
Una contingenza di fattori ci rende dipendenti dall’indipendenza, eletta a gran voce come antitesi alla vita di coppia. Diventa difficile uscire dal dinamismo di un devo rendere conto solo a me stesso che suona bene come un notturno di Chopin, o allontanarsi da più prosaici mi basto e altre ritrovate certezze. L’indipendenza è dissonante, la diffidenza pericolosa. Capovolgiamo tutto, quando perdiamo la testa, e più cerchiamo di tenere a bada le fantasie, più loro si scatenano. Stravolgiamo l’ordine e creiamo disordine, che con il tempo impariamo a chiamare nuovamente ordine.
Nella confusione, tra rimpianti, rimorsi e sedicenti pentimenti, ci innamoriamo degli errori che non abbiamo fatto.
Dipendenza dall’amore per noi stessi, oppure timore cronico di soffrire? Ci rifugiamo nella nostra solitudine (cfr post precedente) per difenderci da persone che potrebbero farci innamorare? Voglia di innamorarsi ma paura di scottarsi?
Sarà l’età, ma ultimamente scottarsi in questo senso fa sentire vivi a tal punto che l’intensità di una scottatura supera di molto il fuoco dell’amore. Chi mi vuole amare mi ami, anche per un giorno, perché vivo di amore in generale, non importa se va o se viene.
E che la solitudine sia la giusta pausa da concedersi per metabolizzare ciò che viviamo.
Buona settimana, A.
PS: Solitudine, confusione, pentimenti, errori… ci siamo! Qualcosa mi dice che presto sfornerai una nuova canzone 😉
Proprio così!