Puttane a metà
di Andrea Devis
Si tratta di una sorta di limbo, un non luogo sospeso tra la voglia di esplorarsi in una vita diversa e la tacita serenità di un’esistenza che tutto sommato per qualcuno va bene così e non è neanche male. È quello il territorio delle puttane a metà: a metà perché non sempre sanno di esserlo – e se lo sanno – spesso non ne sono felici. Appartengono a un mondo ideale, fatto di parole sbagliate e fraintendimenti melensi, quasi mai casuali. Non è detto che vivano la clandestinità di un tradimento, o la violenza di quelle scopate che poi rimangono lì, appese a una fantasia fino a quando è troppo tardi per pentirsi o per capire che si tratta solo dell’ennesima prevedibile ricaduta.
Mentre camminavo per strada, mi sentivo svuotato di tutto. Con una sorta di immaginaria rivisitata stella di David appuntata sul cuore, a indicare l’appartenenza alla categoria. Mi sono sentito meno nudo altre volte, magari senza vestiti, magari con gli occhi di qualcuno dentro i miei e altrove.
Ho rovistato tra le parole abbandonate, ma non ho trovato nessun’altra definizione. Le puttane a metà vivono sulla scia di una noiosa giornata infrasettimanale, cuciono pezze e rammendano minuti preziosi. A loro non è concesso il lusso della pianificazione, sono sempre pronte e non lo sono mai. Militano tra i soliti abbracci che dicono troppo e quei baci affamati che confondono tutto.
Siamo kamikaze dell’amore, sostenitori di un romanticismo decaduto, masochisti ad ampio spettro.
Puttane. Mi fa pensare ad un esserci sempre per non esserci mai davvero. Allontaniamo parole di “quelle capaci di raccontare chi siamo”, ci accorgiamo che sono le nostre e ci sentiamo svuotati.
A metà. Mi sembra un modo sottile e capovolto per dire “doppio”.
Scivolare al di là del limite – provare la vertigine – riconoscersi in qualcos’altro – sfuggirsi dinuovo.
Cercarsi disperatamente per poi rifiutarsi senza riserve.
C’è una dolcezza e una violenza in questo.
Che quel tuo vuoto sia lo spazio necessario a farti sentire com’è vedersi per la prima volta?
O forse, per ritrovarsi, diversi.
Quello del doppio è un concetto interessante, che fa da sempre parte della psiche umana. Ne parlavo giusto prima.
Le tue analisi, K., sono sempre, puntualmente, lucide.
Grazie!
Grazie a te, mi piace chi sa darmi da pensare.
Ho letto più volte questa cosa che hai scritto, mi sa che siamo tutti così
Dici? Perché a me non sembra… poi dipende “tutti” chi 🙂
Ho la netta sensazione che esistano persone al di sopra di ogni cosa. Ma forse sbaglio, o forse, si tratta solo di fasi…
Sì, forse sono fasi
[…] letto l’ingordigia e la lussuria: pretesti consunti e quasi grotteschi. Quando la luce di un pomeriggio qualsiasi di luglio ha illuminato i bordi delle cose, abbiamo chiuso gli occhi. Io ho finto di […]