Certe cose accadono solo nelle favole (o nelle vite degli altri)

di Andrea Devis

Non sono mai stato invidioso. Non fa parte di me, è una caratteristica che non mi appartiene. Il rodimento di culo, invece, quello sì; più precisamente nutrito nei confronti di tutte quelle relazioni che si muovono e crescono in un territorio quasi da romanzo rosa: tra tradimenti, separazioni, follie e lieti finali vagamente stucchevoli. Certo, il lieto fine esiste, a volte. Bisogna essere positivi, me lo ripeto(no) sempre. Tra un filo di cinismo e una punta di disillusione io continuo a confidare nel fato, e non getto certamente la spugna. Quello che serve per alimentare lo spirito è il sentimento: introvabile carburante contrabbandato e spesso qualitativamente scadente, anche se in tanti fanno finta di niente e prendono quello che c’è.

Mi sento terribilmente inaccessibile. Per gli altri, e a volte anche per me. Però tutto nella vita accade seguendo una logica precisa, e questo è il momento di costruire, senza né disperare né disprezzare. Quando ero adolescente e avevo nella testa solo confusione, prendevo un pezzo di carta e facevo una lista di priorità, appuntavo tutti i progetti che avevo in mente e segnavo i percorsi possibili per poterci arrivare, dandomi delle scadenze. Oggi che ho trent’anni, e sono un single milanese pieno di contraddizioni, ho bisogno di riscoprire la mia individualità, e capire chi sono. Prenderò un foglio e proverò a tracciare il mio profilo. Il lieto fine non deve essere un miraggio, non deve essere mero egoismo e non deve mai essere l’unico sinonimo di felicità. A essere sinceri fino in fondo, questa storia del non era proprio destino, ha davvero rotto il cazzo.

L’amore fa parte della natura umana, così come l’odio. Solo che -anche se non odiamo qualcuno tutti i giorni- nessuno mette in discussione la propria capacità di poter odiare una persona. Si deve puntare in alto, ed essere sempre ambiziosi. Sono stanco di vieti abbracci a occhi aperti e bocche chiuse.