Primi appuntamenti (ovvero quando è troppo presto per avanzare richieste ma troppo tardi per parlare di amicizia)
di Andrea Devis
Va bene, quando ci sei dentro fino al collo non è divertente. Ma quando ne sei fuori, e osservi gli altri provare a destreggiarsi goffamente nell’indecifrabile limbo dei primi appuntamenti, non puoi fare a meno di farti qualche domanda. Cosa possiamo pretendere quando è ancora troppo presto per avanzare richieste ma anche decisamente troppo tardi per parlare di “amicizia”?
Si entra in una sorta di non luogo che favorisce il proliferare perverso dei pensieri più assurdi. Se trovarsi agli albori di una relazione è sotto un certo punto di vista bellissimo e fonte di nuova energia, il rovescio della medaglia prevede la frustrazione tipica di chi cerca un significato nascosto a tutte le cose, soprattutto a quelle più inutili e invisibili agli occhi di chiunque altro. Ci si sente come drogati: da un’immagine, da domande premature, dalla voglia di sentirsi corrisposti (e di corrispondere) a tutti i costi.
Le chiamate senza risposta sono lo stargate per mondi paralleli fatti di fantasie più che assurde. Le smorfie involontarie diventano segni inconfutabili di qualcosa che non va, e la voce stanca e giù di tono è la prova che giustifica le preoccupazioni. In un momento storico dove la parola “notifica” è più utilizzata che mai, a scandire i minuti è l’angoscia del dover controllare a tutti i costi i social, la posta, il telefono e il resto. Da quando whatsapp ti permette di vedere l’ultimo accesso all’applicazione, nemmeno si contano più i casi di esaurimento nervoso sentimentale.
Ci si rincoglionisce anche molto pesantemente, finendo a volte per confondere i destinatari dei messaggi e creando veri e proprio scompensi psicologici (generalmente unilaterali). La paranoia può arrivare alle stelle, tipo fino a dover valutare i tempi di ricrescita dei peli per poter capire se accettare o meno un appuntamento. È la voglia di sentirsi perfetti.
Generalmente gli amici più stretti diventano lo snodo fondamentale tra la necessità di un consiglio (che non si seguirà), il desiderio di avere un parere sincero (che poi si manipolerà a proprio piacimento) e il bisogno incontenibile dello sfogo. Bisognerebbe vivere gli eventi con serenità, senza fare progetti a lungo termine e senza cercare con diffidenza i problemi (non è detto ci siano sempre!). Quando una relazione è all’inizio, ci si accanisce per far funzionare indistintamente tutte le cose e per cercare stabilità e chiarezza; l’innamoramento non è poi un capitolo così facile da gestire.
Pensavo alle coppie datate, che si lasciano perché la stabilità le ha logorate. Forse il vero equilibrio è quello di chi impara a proteggere la coppia lasciando sempre un retrogusto da primo appuntamento, dove magari ci si piace, ma c’è ancora sicuramente molto da scrivere.
La conclusione mi piace assai, perché ho il forte sospetto anch’io che sia così. Comunque io sbaglio regolarmente i destinatari degli sms, nel senso che mando tutto indistintamente a lui.
Ah, bene. Basta semplicemente non scrivere a nessun altro, così avrai la certezza di non sbagliare mai.
Ma… tempo fa le cose erano diverse: ti sei innamorata?
Negli ultimi tre/ quattro anni le interferenze tecnologiche con gli approcci interpersonali hanno subìto un incremento esponenziale. Ormai non ne puoi più fare a meno. Praticamente sei tagliato fuori da ogni tipo di dinamica qualora decidessi di essere un po’ più “old fashioned”, perché non sei abbastanza cool! Ed è importante esserlo a quanto pare. Poco importa confondere i whatsup… tanto avrai comunque dato via il ” cool”.
Già… ma secondo me non è tanto l’approccio moderno ai sentimenti, quanto l’ansia che ne deriva! In fin dei conti -tra internet e social networks- quello tecnologico è un mezzo come un altro, magari meno poetico, meno “old fashioned”, però da sperimentare… cautamente 🙂
Dio ti ringrazio di avermi liberato da questa agonia (e anche per non doverla più subire da amici/amiche).
Sebbene mi ritrovi con un’amica ora che non fece le giuste esperienze quando andavano fatte ed ha rotto i maroni con ste menate fino a due anni fa. Chi dice che vorrebbe tornare indietro a quegli anni è un folle (IMHO)
Vedi? La pensiamo uguale… non è così totalmente fantastico l’innamoramento! È un grande caos. Però -chissà come mai- dobbiamo indispensabilmente passarci. E ci devono passare anche tutti i nostri amici.
(…)
Si il friccicore, il brio del nuovo… ma io sono una molto pragmatica.
Anche quando ero single non amavo i corteggiamenti lunghi (lunghi = + di due appuntamenti), mi snervavano e soprattutto mi sembravano delle lunghissime bugie, volte a mostrarci infiocchettati e senza macchia. Se mi piaci lo so subito. Quando mi accorgerò che non mi piaci più, ciao! Se sei la persona con cui potrei passare il resto della mia vita (o comunque una larga parte) lo capisco dalla sopportabilità dei tuoi difetti, non da come fingi di essere il principe azzurro.
E poi… nuovo innamoramento = di nuovo fatica per “rieducarsi” a vicenda, per incastrarsi nuovamente, per comprendere i limiti l’uno dell’altra e creare il giusto equilibrio… passata la magia occorre mettersi a lavorare, a meno di non voler passare la vita da “eterno innamorato” ora di uno, ora di un’altro.
Ma chi lo dice che non si possa esserlo con la stessa persona? Basta non darsi per scontati, come hai detto giustamente.
Baci!
😉
Tre anni di andamento single; un paio di storielle, una sola sbandata violenta finita ovviamente in tragedia, e tanta consapevolezza maturata. Non posso quindi che essere d’accordo con te! Che poi: non è mica così semplice innamorarsi. Figurati essere al contempo ricambiati sia sentimentalmente che a livello di impegno (quell’impegno cui fai riferimento tu, ovvero “rieducarsi e lavorare”).
Ah! Che fatica!
🙂