Creativi ma con poca fantasia
di Andrea Devis
Mentre rientro a casa dopo un’interminabile giornata, osservo dal cavalcavia che conduce alle porte della città, il fiorire di alberi che non avevo mai visto prima. Possibile che Milano abbia sempre avuto tutte queste piante ai lati della strada? Pensavo non potesse crescere nulla in un posto del genere. La mia testa corre più veloce di quelle quattro ruote che ho sotto al culo, in questi giorni. Ho spinto l’acceleratore dei pensieri e ora mi ritrovo sospeso tra il pessimismo cronico, la programmaticità soffocata e la rassegnazione alla fatalità, inaspettatamente fiorita insieme alle piante fantasma della città (che presumo si nutrano di smog e radiazioni).
Ho sempre provato una sorta di ansia preventiva, pur sapendo che la vita va vissuta per quello che è. Capita di ritrovarsi in un futuro talmente distante da ciò che pensavamo, che solo poi ci si rende conto di quanto sia stato stupido preoccuparsi per qualcosa che non è mai esistito.
Mi sento vulnerabile, anche se fingo di essere forte (tra l’altro con discreto successo). Provo a fare mie massime e frasi fatte nelle quali credo, ma che fatico a mettere in pratica. Brutta situazione, quella del cuore che manda a fanculo la ragione e se ne va da tutt’altra parte. Dovrei aver imparato la lezione: in fondo ho trent’anni, non quindici. A trent’anni la gente si sposa e fa’ figli, dicono. Eppure resto sempre fregato. Angosciato e amareggiato mi compatisco da solo: io che cerco un po’ di slancio, di trasporto, io che ipoteco il sonno e la serenità di svariate di notti della mia vita per altre notti -in proporzione decisamente numericamente ridicole- di passione.
Ma ci vuole coraggio. Bisogna essere impavidi e volersi davvero bene per cogliere le opportunità che la vita ci mette davanti agli occhi. È un codardo chi pensa che tutto sommato va bene così, perché non è vero: si tratta soltanto dell’ennesimo rinvio. Un rinvio a un tragico epilogo o forse a un emozionante nuovo inizio.
Quando si è in due sull’orlo del precipizio dei pensieri più cupi, ci si salva a vicenda. Oppure -siccome non sempre c’è un immediato lieto fine- ci si lascia scivolare insieme, ma con la consapevolezza di due mani pronte a stringersi anche durante la più pericolosa delle cadute.
Il rischio e il concedersi di provarlo è purtroppo cosa assai poco comune, dopo la fine dell’università (non so tu, ma io identifico lì questo passaggio, lo vedo intorno a me e rimango costernata). Certo penso che un po’ di leggerezza, per spazzare via l’ansia anticipatoria che dici, gioverebbe a noi che sperimentiamo… o non sarà forse la non-incoscienza il punto cardine di questa ricerca emotiva, che non si rassegna al meno peggio?
Guarda HD, non so proprio che dirti. La vita non sorprende mai un granché, e se lo fa… è in negativo. Eppure mi guardo intorno e vedo coppie felici, persone tutto sommato serene e un pezzo avanti a me: che sia tutta una grossa presa per il culo? O forse siamo proprio noi che riusciamo a guardare soltanto laddove sappiamo di poter trovare una sana dose di angoscia?
Oggi ci rifletto.
Grazie per la visita!