Le bugie hanno le gambe storte

di Andrea Devis

Pensavo al buonismo che imperversa spavaldo tra le relazioni che legano le persone. È capitato a tutti di trovarsi ad avere a che fare con qualche spasimante non esattamente in linea con i propri standard, ed è proprio quando ci si trova a dover pensare a come confezionare un diplomatico “no” che si dà il peggio. Le scuse diventano assurde, e la verità -banalmente semplice e almeno apparentemente comprensibile e inconfutabile- è l’ultima cosa alla quale si pensa. Forse abbiamo un rapporto problematico con la verità, perché siamo stati abituati a pensare che -la verità- sia sempre portatrice di problemi. Forse è l’influenza della religione cattolica, dove -anche se hai appena messo piede al mondo- sei già comunque colpevole. Tanto vale confezionare una buona scusa frutto di ragionamenti perversi e non ripercorribili. Perché tendiamo a nascondere la verità, ancor prima di averla analizzata e compresa? Forse non crediamo fino in fondo che sia vera, la nostra verità?

Spesso si cercano alternative “light” alla sincerità, perché pensiamo possa risultare indigesta e pesante. Una bugia chiama un’altra bugia, e un appuntamento schivato perché “è un periodo veramente pieno di impegni” o “sono stato fuori città per lavoro” o peggio “non sto molto bene di salute in questi ultimi tempi” è solo un confronto rimandato; con chi ci ha invitati a uscire e innanzitutto con noi stessi e le nostre cazzate, dalle quali non usciamo invece mai.

Non è facile, me ne rendo conto, e la paura è quella di essere additati come lo stronzo di turno; ma… che male c’è ad essere lo stronzo di turno? Di solito gli stronzi di turno sono quelli che sulla piazza si vendono meglio. O forse… è solo l’ennesima bugia -camuffata da gentilezza- tirata in piedi per pura delicatezza nei confronti delle nostre solite menzogne.