In vacanza da me stesso
di Andrea Devis
Non mi sento molto originale, perché questa sarà la terza estate nella quale scriverò uno dei miei articoli di agosto soffermandomi su quanto sia bella Milano senza gente, con i viali sgomberi e con meno rumore. Non mi sento originale ma so di essere sincero, perché questo è effettivamente quello che avverto: un senso di pausa -che per uno come me, sempre lì a temere lo scorrere del tempo nell’apparente immobilità- è una bella e valida giustificazione. Ovviamente torno puntualmente a loro: i pensieri. È più facile pensare, a Milano, quando i visi pallidi dei manager freschi di MBA e delle donne in tailleur che “ho fatto un figlio perché io non rinuncio né alla carriera né alla famiglia” partono per mete più o meno esotiche alla ricerca disperata di una malsana abbronzatura.
A dire il vero, io amo molto anche il caos cittadino, quel caos che i forestieri prendono sempre in causa quando si tratta di dire cose tipo: “io in una città come Milano non potrei mai vivere” (anche se poi ci passano i due terzi della giornata andando semplicemente a dormire da un’altra parte). Il caos di Milano, durante l’anno, mi fa compagnia, e tra la confusione riesco sempre a trovare qualche spunto di riflessione interessante. Nel silenzio di questo venerdì -nel quale a dire il vero la città non è poi così vuota- ho pensato che questa mia condizione di single (quasi) trentenne non è poi malaccio (ma non mi è ancora chiaro se ci creda veramente o se sia soltanto una cosa detta così tanto per). Mi rendo conto di essere molto diverso dalle persone che vedo in giro, ma d’altronde, chi non si sente diverso e speciale in questa società? Sono in molti a sentirsi soli -alcuni vantandosene, altri autocommiserandosi, e altri ancora semplicemente facendone una bandiera e uno stile di vita- e la questione non è legata al numero di amici e conoscenti che ti girano attorno. Matura consapevolezza o triste rassegnazione? L’indipendenza è una buona cosa, ma solo se riusciamo a essere sufficientemente indipendenti da noi stessi, e dai nostri pensieri, per l’appunto, che nel silenzio quasi post-atomico della città in agosto, gridano per farsi sentire.
A volte, è solo da noi stessi che dovremmo prenderci una vacanza.
è vero, andrea, di tanto in tanto una sana vacanza, intesa come mancanza, vacante appunto, sarebbe auspicabile. riuscirci, però… sono costretta a nuotate inaudite ogni mattina, verso i frangiflutti, per soleggiarmi in compagnia dei granchi
Tutti, prima o poi prendiamo un granchio.
(Ok, questa era pessima… ma non ho resistito. Sarà l’effetto “vacanza da se stessi”?)
sìììì, ma io i granchi li lascio sugli scogli! 😀
bravo ADSM pensieri che condivido…
Grazie GCFLGDDD!
E comunque adesso, ecco, Milano mi manca eccome.
Vacanza da noi stessi mi convince. Poi si torna, e lì son problemi però.
Si narra di uomini che non vi fecero più ritorno…