Emanciparsi non significa diventare un’altra persona ma migliorare sé stessi
di Andrea Devis
A volte mi domando se non sia tutta colpa delle lacrime. Le lacrime scese per un amore passato, o le lacrime scese di nascosto dal mondo durante un momento di solitudine tutto sommato conquistato con troppa facilità. Le lacrime arrugginiscono gli occhi, e non ci permettono di guardare oltre. Restiamo accecati dalla delusione e dalla paura, restando fermi di fronte al mondo che continua a girare e a dare possibilità ad altri – ad altri che le sanno cogliere meglio di noi.
Ho sempre vissuto nel terrore del tempo: sfugge tra le dita, e c’è sempre un motivo valido per rimproverarsi di qualche cosa fatta, non fatta, fatta male, o fatta troppo tardi.
La ricerca dell’amore è un’abitudine, e in una città come Milano -dove tutti si sentono speciali e al centro di tutto- è difficile imparare ad amare qualcuno oltre sé stessi; spesso ci si lamenta per la mancanza di uomini o donne validi, ma poi non si fa nulla per diventare noi in primis una persona migliore.
A volte vorremmo che parte migliore di noi, fosse qualcun altro.
Lasci che siano molti ad essere la parte migliore di lei, vedrà che si troverà bene 🙂
Non ho dubbi, ma bisogna essere decisamente poco selettivi, affinché “molti possano essere una parte di me”, o comunque di natura facilmente accontentabile e propensa all’approfondimento.
Mi sa che ho già perso in partenza.
Lei è con Heidegger, evidentemente, ritiene che alla base dell’essere vi sia una volontà nicciana, superomistica. Il signor L. è più lacaniano, più relativista. Egli crede che l’essere sia un contenitore vuoto che qualcuno o qualcosa riempie.
Diciamo che pensare che esista una volontà “nicciana” è più comodo, ti permette di restare lì, attendista, nella speranza che qualcosa -muovendosi autonomamente- muova anche te. Forse dovrei iniziare a pensare come lei, Signor L., prendendo coscienza del contenitore vuoto e facendo attivamente qualcosa per riempirlo.
L’amore per gli altri è sopravvalutato. Vedo coetanee che buttano via la loro giovinezza. Buttano via perché è un dato di fatto che i matrimoni oggi non durano, figuriamoci le relazioni. Prima o poi ci si stufa e ci si lascia. E un bel giorno, quando ciò accadrà si renderanno conto certe esperienze a cui hanno rinunciato in nome dell’amore (la vacanza con le amiche o l’esperienza di studio all’estero) non tornano. Parlo al femminile perché è un atteggiamento prettamente di questo genere. I ragazzi sono più svegli. L’amore per se stessi, chiamalo egoismo, prima di tutto. Specialmente prima dei trent’anni.
Gaia, sei cinica quanto me o forse di più. Mi piace il tuo realismo. Mi iscrivo subito al tuo blog, e sottoscrivo la tua uscita qui.
Brava.
“uscita” nel senso di “sparata”, “apparizione” (nda)
Tocca svegliarsi prima o poi (e decisamente meglio prima che poi). Ah, tranquillo, avevo colto.