Ci piacciono le persone straniere perché non hanno i mezzi linguistici per dire cazzate

di Andrea Devis

Via gli orpelli, via i fronzoli, bisogna andare dritti al sodo. Evitiamo i giri di parole, surclassiamo le fastidiose perifrasi; è la sostanza che conta, e il dono della sintesi non è mai stato cosa più preziosa in un rapporto a due.

Sì, perché tutti si impegnano a dirsi le cose in maniera troppo articolata, risultando alla lunga soltanto ambigui e farraginosi. Non è questione di sincerità: si può essere benissimo disonesti in maniera chiara. O essere chiaramente disonesti, oppure onestamente poco chiari. Una bugia esposta magistralmente bene non fa di te una persona corretta, ma certamente ti rende una persona con discreta capacità di esposizione.

Riflettevo sui rapporti con la gente straniera: siano essi amorosi o di diversa natura, sono sempre condizionati dal gap linguistico. Si teme l’incomprensione, ci si espone pericolosamente alle figure di melma e si è pronti ad arrossire per un intreccio di parole che porta lontano da dove ci eravamo prefissati di arrivare. La cosa strana è che le incomprensioni ci sono anche tra persone che parlano la stessa lingua; eppure l’incapacità degli stranieri di articolare quella sequela di cazzate tipica dei rapporti a due, esercita un grande fascino. Dovrebbe essere sempre così: ci si parla in maniera semplice e diretta, si evitano discorsi inutili, dispendiosi, dispersivi e diversivi. Bisogna andare al sodo. Non serve mandare messaggi subliminali o sottotesto. Non abbiamo bisogno di parole di cui ignoriamo il significato solo per darci un’aria più interessante.

Quando stavo negli Stati Uniti -all’inizio- feci la conoscenza di una ragazza tedesca. Anche lei stava imparando lì l’inglese, ed entrambi avevamo in comune qualche problema con il simple past. Decidemmo così di non usarlo, e di non usare nemmeno il futuro, che il nostro programma di studi avrebbe previsto solo qualche settimana più tardi. Diventammo grandi amici. Ripensandoci, capisco che tutto sommato avevamo risolto un’equazione molto semplice: il passato era passato, quindi non valeva la pena parlarne; il futuro era un’incognita, quindi anche di quello non aveva senso discutere. Il presente lo stavamo vivendo, e in quel momento era l’unica cosa della quale disponessimo e sulla quale potessimo fare progetti. Con questa politica, i nostri progetti venivano sempre portati a termine in tempi brevi e con ottimi risultati.