Momentaneamente sentimentalmente impreparato

di Andrea Devis

Mi ritrovo ancora lì, seduto solo a pensare, mentre aspetto il mio pancake con lo sciroppo d’acero e le fragole fresche tagliate in quattro spicchi. Mi sento inquieto e allo stesso tempo sereno, in un’alternanza di picchi. Milano è grigia senza concessioni all’azzurro e con un vento che lascia presagire un acquazzone che tarda sempre troppo ad arrivare. Mi voglio finalmente abbastanza bene da concedermi un momento -più o meno lungo- nel quale pensare, senza angoscia, e nel quale scrivere. Scrivo per me e per chi, come me, crede ancora in quelle cose tanto desuete quanto indispensabili come sono i sentimenti e le connessioni tra le persone. Puntuali, taglienti, a volte spietate, le casualità che ci fanno incontrare gli altri in determinati momenti della nostra esistenza hanno sempre qualcosa di irresistibilmente paranormale, nel bene o nel male.

Ma l’amore, come funziona? Chi l’ha conosciuto, tende a riconoscere amori futuri da quegli stessi sintomi. Ma se la testa non la perdi, se i pensieri non si bloccano, di cosa si tratta? Ci si ostina a rincorrere quello che viene socialmente riconosciuto come “innamoramento” quando magari siamo già oltre, o magari siamo addirittura su di un altro pianeta ancora. Siamo disposti a lasciar perdere le famose farfalle nello stomaco (orrenda immagine tra l’altro) per la maturità e la razionalità di un rapporto che si colloca senza fronzoli in una dimensione -in una sola parola- più adulta?

È come se all’appello mancasse sempre qualcosa: una volta è troppo, l’altra troppo poco, e poi capita che non ci si ritenga ancora pronti. Pronti per che cosa, non si sa; ma se avessimo la determinazione e la capacità di diminuire le domande e aumentare -fregandocene del margine d’errore- le risposte, forse potremmo ritenerci un poco più pronti a scoprire la vita, e magari, anche il tanto famigerato amore.