Versione 2.2
di Andrea Devis
Tanti anni fa, la mia insegnante di canto mi disse “se lo hai fatto una volta, puoi rifarlo di certo; devi solo capire come” -lei parlava di vocalizzi e arpeggi- ma ora mi domando se quella stessa affermazione non possa valere anche per la vita e le relazioni tra le persone. Spesso compiamo virtuosismi con il cuore, e ci ritroviamo in situazioni particolari senza sapere bene come ci siamo arrivati. Ma se avessimo la consapevolezza -e il controllo- dei nostri mezzi, riusciremmo a gestire a piacimento il susseguirsi dei nostri (in)successi? Una relazione fallita -o semplicemente conclusa- può essere ricostruita -magari con nuovi personaggi- seguendo strade già percorse? Esiste una tecnica per amare? Forse sì, ma senza dubbio esiste uno stile, che ci rende riconoscibili e nel quale si sintetizza la nostra cifra.
Volgiamo lo sguardo -vuoi per abitudine o vuoi per feticcio- sempre in una direzione, cercando un orizzonte ben preciso. Indipendentemente dal luogo e dal momento storico nel quale ci troviamo, cerchiamo le solite conferme nell’altro -e più passa il tempo- più ne cerchiamo una versione matura, aggiornata, impeccabile.
Io, vorrei essere la versione 2.2 di me stesso.
Io vorrei essere la versione sopravvissuta di me stessa. Cosa vuol dire? Nemmeno io lo so…quel che so è che recitiamo un copione e, seppur con modifiche e dettagli leggermente diversi, riusciamo spesso a ricostruire canovacci stabiliti, attraverso i quali garantirci il successo o l’insuccesso, l’uno o l’altro dipendono dal copione che abbiamo scelto. Difficilmente riusciamo a modificare la favola che ci siamo costruiti “su misura”.
Che poi, se l’abbiamo costruita “su misura”, la “favola”, perché dovremmo volerla modificare? La domanda è ovviamente retorica e la risposta ancora di più: perché si cresce e si cambia, ma a volte non abbastanza -e forse- dato che il cambiamento è fatica, spesso desideriamo che sia qualcosa dall’esterno a cambiarci dentro. Minima spesa e massima resa. Ma non si accetta il reso.
Desiderare che siano fattori esterni a cambiarci rappresenta la nostra scelta di comodo…quella che, come dici te, costa meno e ci consente di giustificarci nel momento in cui ci rendiamo conto che il cast è cambiato ma il plot resta lo stesso. Minima spesa=resa insignificante.
Esattamente!
È per questo che le persone non cambiano quasi mai. Poi quasi mai -le persone- desiderano veramente cambiare, ma questo, è un altro discorso… (che forse ho già anche fatto)
Se cerchiamo giustifiche è perchè non vogliamo cambiare e perchè non vogliamo perdere il “diritto” di poterci lamentare e sostenere che “tutto ci va storto”! Che ne pensi?
Penso che lamentarsi possa essere una buona cosa, soprattutto se ci lamentiamo contro noi stessi. Poi di stronzi ne è pieno il mondo, quindi è sempre più facile inveire contro qualcun altro. Chi lo sa, forse ci stiamo facendo un sacco di problemi che magari risolveremmo facilmente con un po’ più di “senso pratico”… ci pensavo l’altro giorno quando un mio amico mi diceva quanto siano lineari e chiari i rapporti con persone che non parlano la nostra lingua: noi ci perdiamo in frasi e congetture, loro -avendo a disposizione meno vocaboli e la necessità di comunicare chiaramente- evitano i mezzi termini e le ambiguità.
“ci piacciono le persone straniere perché non sanno dire le cazzate”. Ci ragiono su!
Ora che mi ci fai pensare, è vero!!! E’ una comunicazione senza alcun dubbio “basica”, pochi strumenti a disposizione corrispondono alla trasmissione di pensieri semplici che non consentono, pertanto, di veicolare le solite pippe mentali!!!
Ok! Ma… dobbiamo cercare gente straniera qui in patria, o dobbiamo essere noi ad andare in terre lontane (ma neanche troppo) per prendere una pausa dalle nostre cazzate? 🙂
Ecco, questa riflessione è decisamente superflua.
Dai almeno giochiamocela tutta in casa…andare all’estero costa e te lo dice una persona che vola all’estero almeno una volta al mese. Quindi facciamo un’opera pia, cerchiamo stranieri qui e in cambio di una comunicazione basica offriamo loro lezioni di italiano…anzi no! Meglio di no…altrimenti torniamo al punto di partenza. Vedi? In questo momento il fatto che tu possa comprendere ogni mio giro di parole mi spinge a lasciar libere di correre felici su un prato verde le mie super rotondissime pippe mentali. Saranno rotonde poi le pippe?
Secondo me le pippe sono palle di fumo. Così, le vedo in maniera un po’ poetica…
Vada per la gente straniera allora. Io sto già provando a guardarmi intorno!
Allora appena torno a casa…intendo quella in cui trascorro l’intera settimana, mi affaccerò al balcone e chiamerò la vichinga (giuro che non lo dico con fare razzista e lo premetto) e le chiederò di scambiarci segnali di fumo. Che ne dici come inizio?
…che dire. OTTIMO! Soprattutto per il fumo! 🙂
Magari qualche pippa ci scappa cmq!!!
…non ti trovo su twitter!
Non mi ci troverai!
Volevo articolare fumose cazzate sul social network di micro-bloggin con te… ma niente da fare.
Troviamo un altro sistema 🙂
Secondo me non è solo una questione ti tecnica, ma anche di circostanze
Le circostanze fanno sempre la differenza, e talvolta, a seconda delle circostanze si cambia.
Ho dato uno sguardo al tuo blog! Interessante il post sui sogni: io ogni mattina li scrivo, tengo a fianco del letto un block e una penna. Vengono fuori cose interessanti da analizzare, soprattutto a distanza di tempo. Il sogno lucido: mi è capitato diverse volte, e so che c’è anche una tecnica per farlo, ma penso che andare a dormire serva per riposare, prima che sognare; o almeno quasi sempre!
(forse questo commento dovevo farlo sul tuo blog)
xD grazie lo è molto anche il tuo 🙂
Scrivere i propri sogni al mattino è una tecnica usata per esercitare la mente a vivere il sogno lucido 🙂
Siè una tecnica molto interessante, che un giorno penso proverò 🙂
pippe mentali o manuali, trovare se stessi in mondi 2.0 o 2.0 , vichinghe o bellissimi guerrieri masai … peccato che normalmente non ci si conosca nemmeno a livello 0.0 , e che si finga di conoscersi solo per affrontare la quotidianità , per essere accettati dagli altri e per accettare noi stessi …
E pensa che… fingi oggi, fingi domani, hai finto anche ieri… e finisci per crederci davvero. Non sempre però è detto che sia un male.
Fingere con se stessi è quanto più di devastante tu possa fare, ricordatelo.
Lo so: è un po’ il senso dell’articolo 🙂
Magari fosse meccanica 😉 Poi chissà…
La finzione dici? Chi può dirlo 🙂
Grazie per essere passata!
“cerchiamo stranieri qui e in cambio di una comunicazione basica offriamo loro lezioni di italiano” caro sempre cerco tuo link perché mi piace tantissimo, e per me diventa un strumento per imparare `italiano, sebbene mi piace moltissimo le vostre canzoni, mi sa una cosa più difficile sono gli differenze culturale, che per volte hanno significato diverso, ho posteggiato anche a te una canzone del pulcino più, anch`altri persone una amica mi ha rimoso degli amici perché si è offessa, /// Il latino se avessemo di studiarlo, diceva i poeta Heine, non avrebbero mai tempo di conquistare il mondo, ogni momento infondo con sua valigia in fondo..(Da San Paolo Brasile la terza città italiana nel mondo) un abbraccio
…grazie! 🙂
Beh… io sono ancora in fase 1.1 Beta
A volte si fanno giri infiniti solo per tornare al punto di partenza. Magari tu sei dove devi essere e non lo sai. O magari lo sai.
🙂