Sputi di riflessione
di Andrea Devis
A cosa serve autorizzare le unioni civili se non è rimasto nessuno di civile cui unirsi?
Direi che è tutta una questione di tempismo, se non fosse già l’incipit di mille altri miei articoli. Ma è davvero una questione di tempismo, di pessimo tempismo per la precisione. Nella mia città, Milano, sono state autorizzate le unioni civili, ed è stato per me l’ennesimo sputo di riflessione. Al di là della tremenda parola “autorizzazione”, che già di per sé ci riporta ai tempi in cui era il pater familias ad avere totale potere sulla vita dei figli, ho pensato al bisogno incontrollabile di sentirsi parte integrante di qualcosa: una famiglia, una coppia, la società stessa. Vale davvero la pena unirsi a qualcosa o a qualcuno? Certamente sì, ma il problema è sempre lo stesso: chi?
Beffardamente fuori tempo massimo, ci propinano queste unioni. Qualcuno è unito, qualcuno si unirà, qualcun altro -all’inizio riluttante e un po’ snob all’idea- ci sta ripensando. Io penso agli altri -a noi altri- persone di poca fede che faticano a riconoscersi in un prototipo. Lo so; ci si sente presi in giro. Mi guardo intorno come al solito senza trovare nemmeno una donna (o un uomo) alla quale valga la pena, civilmente, di unirsi.
A tal proposito c’è grande confusione in città, e i modelli proposti sono forvianti. Nel mio intimo c’è chilly -e basta- ormai da molto tempo. Pare anche che vodafone non giri più intorno a me e che la coop non sia veramente io. Garnier non si prende più cura di me e come se non bastasse hanno scoperto una nuova diffusissima malattia femminile: la cellulite.
Tutti se ne lavano le mani e poi impazziscono cercando la fede, che spesso non è perduta, ma solo ferma in fondo allo scarico del lavandino.
Ma, come puo´ avere la separazzasione senza autorizzazione da prima autorizzazione.
Valmir, sei sempre molto carino a passare e a lasciare commenti, ma purtroppo non sempre intendo quello che vuoi dire 🙂
Come al solito c’è un sacco di roba nei tuoi post.
Comunque secondo me ce n’è di persone civili a cui unirsi, solo che per un motivo o per l’altro nessuna è adatta a noi. Ma noi poi, noi che le persone le cerchiamo, le vogliamo veramente trovare? E come devono essere? La nostra metà ideale esiste? Che poi abbiamo il tipo ideale, che dev’essere così e cosà, e poi quando ti innamori ti accorgi che di quell’ideale invece ti frega assai. Ma soprattutto, tornando a bomba: noi che le persone civili le cerchiamo, noi, siamo tanto civili noi? Io per esempio mi sto accorgendo che quello che pensavo di essere forse non esiste, è una maschera, una deformazione di quello che volevo essere innestata su quello che sono diventata.
Insomma come al solito ho capito il tuo post alla come mi pare e mi sono fatta un discorso da sola. Abbi pazienza.
[Sappi che continua ad essere un piacere leggere i tuoi tags. Quando arrivo a cose tipo “tags alla cazzo”, soprattutto.]
Infatti quando aggiungo le “tags a cazzo” mi vieni in mente tu! Che sicuramente sei una delle poche che si soffermando sulle mie geniali parole chiave…
🙂
Per provare ad abbozzare una risposta alla tua replica: non credo che essere civili sia una buona soluzione. Qualsiasi cosa questo significhi. Forse dovremmo cercare persone incivili, come noi. Un’ unione civile tra persone incivili mi sembra una bugia detta molto bene.
Ci sto!
Io pure! Si dai, è la soluzione.
Ah, e non soffermarsi sulle tue parole chiave vuol dire togliersi metà del divertimento – nel tuo caso – e fa capire molte cose in più su chi scrive – in tutti i casi.