Circoncidere la circostanza

di Andrea Devis

Credo di essere ufficialmente arruolato nell’esercito dell’amore. Sono uno di quei soldati disposti a tutto pur di proteggere quello in cui credono. La mia bandiera è universale e i miei nemici non hanno un’uniforme attraverso la quale possano essere riconosciuti. Ho fatto il militare dell’amore e non ho mai perso la fiducia nel sentimento; semmai ho perso fiducia nelle persone.

Sono sempre stato razionale anche in fatto di relazioni, ma mi rendo conto di aver perso lucidità. Forse ascolto troppo -che sulla carta potrebbe essere un buon modo per capire gli altri- o più verosimilmente interpreto male. Magari interpreto troppo e ascolto male, ecco.

Mi guardo intorno. Come mio solito me ne sto fermo a osservare in silenzio le persone che girano per le vie del centro. Milano è un ricettacolo di idee e stili di vita. Vedo ragazzi tutto sommato mediocri e trascurabili felicemente accoppiati e in grado di riconoscersi in un modello. Mi domando sottovoce e con un filo di presunzione se io non abbia troppo da dare; quel “troppo che impegna” e che non concede pause alle idee.

Qualcuno mi ha detto che sono bello: non un bello impegnativo e che mette in ombra, ma un bello piacevole, da sfoggiare. Qualcuno mi ha detto che sono pieno di sorprese e che la passione che metto in quello che faccio è deliziosamente anacronistica. Qualcuno mi ha detto che so parlare (e spero anche scrivere) e che ho modi gentili e uno sguardo mai arrivista. È bello essere -ammesso che lo sia davvero- queste cose, però non posso fare a meno di pensare che sia tutto solamente un’indecifrabile, enorme, presa per il culo.

Che cosa te ne fai di tanti begli aggettivi se poi puoi unicamente utilizzarli per  narcisistici complimenti da ridicolo autocompiacimento davanti allo specchio? Quello che conta è quello che si è, ma se c’è una cosa che conta di più è il privilegio di poterlo condividere con qualcuno.

Circoncidere la circostanza è un’attività inutile. Recidere i recidivismi è impossibile. Fermasi a pensare è male, perché chi si ferma, è perduto.