Senza Titolo

di Andrea Devis

Cammino, mi guardo i piedi, osservo le mattonelle del marciapiede saltandole a due a due. Un anno è già passato ma sembra che si sia trattato solo di una banale manciata di minuti. Non voglio fare bilanci, eppure mi ritrovo pensieroso a fissare il soffitto di un’anonima stanza d’albergo, mentre in lontananza (ma non troppo) qualcuno strilla e ride godendosi questa domenica di un’estate fuori tempo. Incrocio volti già visti, già dimenticati, già archiviati e relegati nel loro anonimato. Mi lascio cogliere impreparato da me stesso, ponendomi domande per le quali sarebbe bastato studiare a memoria. Cerco nella mia testa un incoraggiamento; o forse no, sono troppo stanco, guidare fin qui è stato pesante. Cerco allora nella mia testa una voce da seguire, ma i miei pensieri sono rimasti afoni. Penso a un futuro senza contorni, penso che forse mi farà bene scriverne. Penso alla precarietà sentimentale, penso alla superficialità delle relazioni, penso che dovrei imparare a essere più strafottente e meno sensibile.

Penso, sperando che le palpebre accompagnino gli occhi in una dimensione diversa, dove i dubbi risultano impalpabili come zucchero a velo tra i polpastrelli.