Senza Titolo
di Andrea Devis
Cammino, mi guardo i piedi, osservo le mattonelle del marciapiede saltandole a due a due. Un anno è già passato ma sembra che si sia trattato solo di una banale manciata di minuti. Non voglio fare bilanci, eppure mi ritrovo pensieroso a fissare il soffitto di un’anonima stanza d’albergo, mentre in lontananza (ma non troppo) qualcuno strilla e ride godendosi questa domenica di un’estate fuori tempo. Incrocio volti già visti, già dimenticati, già archiviati e relegati nel loro anonimato. Mi lascio cogliere impreparato da me stesso, ponendomi domande per le quali sarebbe bastato studiare a memoria. Cerco nella mia testa un incoraggiamento; o forse no, sono troppo stanco, guidare fin qui è stato pesante. Cerco allora nella mia testa una voce da seguire, ma i miei pensieri sono rimasti afoni. Penso a un futuro senza contorni, penso che forse mi farà bene scriverne. Penso alla precarietà sentimentale, penso alla superficialità delle relazioni, penso che dovrei imparare a essere più strafottente e meno sensibile.
Penso, sperando che le palpebre accompagnino gli occhi in una dimensione diversa, dove i dubbi risultano impalpabili come zucchero a velo tra i polpastrelli.
a volte si capisce di più dalle etichette che dal post stesso.
Vero! A volte -titolo a parte- il resto è superfluo.
il titolo speriamo di darglielo a S.R.
in bocca al lupo! e guarda il cielo …
… non i piedi!
w la strafottenza e abbasso (un po’, ma a volte anche un bel po’) la sensibilità. Pienamente d’accordo almeno su questo punto!
Porsi troppe domande, riflettere su se stessi a volta fa molto male…
Purtroppo anche l’attesa sa essere un momento di compiacimento miope, sia guardando in basso come in alto, ma l’essenziale se non invisibile, è poco evidente.
Nel frattempo qualcuno è morto, qualcuno è nato, qualcuno si è perso, altri si ritrovano.
« Estate, la vita è facile. I pesci saltano e il cotone cresce alto. Tuo padre è ricco e tua madre è bella, perciò taci, bambinello, non piangere. »
Giusto.
Sarà la depressione di ottobre che fa un po’ strage. Giusto ieri scrivevo di perplessità e e dubbi molto simili.
Bisogna semplicemente darsi tempo. Anche i momenti di abbandona vanno dosati.