Chiuso per rinnovo locali
di Andrea Devis
Dovremmo farlo tutti, prima o poi, nella vita. Anche più di una volta, perché no. Si chiude e si va via. Però niente vacanzine ai Caraibi o gitarella a Saint-Tropez (sono abituato bene, io). Si dovrebbe chiudere per riorganizzare le cose; mettere ordine, rinnovare, ripulire, rimaneggiare, rifare l’inventario, rivedere l’inventiva e subaffittare gli spazi inutilizzati dei nostri cervelli (chissà mai che diventino fonte di reddito fisso per qualcuno).
A Milano facciamo così: stasera c’è un bel Burger King che sprigiona odore di patatine cotte in olio di dubbia qualità, ma l’indomani mattina -come per magia- Zara ha messo radici sostituendo il fast-food, ed è pure già operativo da ben prima che tu aprissi gli occhi. Il tempo di una pubblicità progresso, di una sveltina sul retro di una A6, o giusto quello che si impiega con le tre fasi clinique la sera prima di andare a dormire e… eccolo lì, ha chiuso Burger King e mo’ c’è Zara.
Funzionasse così anche per le persone, sarebbe splendido. Mi piacerebbe chiudere e rinnovare i locali mettendo magari qualche nuovo elemento capace di ambientarsi fino al punto in cui finiresti per chiederti “ma non è sempre stato lì?”. Mi piacerebbe ancora di più poter rimuovere qualcosa che forse poi ti scorderesti del tutto, arrivando a dire “ma no, non c’è mai stata!”. Mi piacerebbe incorniciare le cose più belle e metterle su di un piedistallo. Mi piacerebbe tinteggiare le pareti di bianco e magari concedermi qualche dettaglio color carta da zucchero. Mi piacerebbe eliminare le piante grasse e sostituirle con dei fiori di campo freschi. Mi piacerebbe chiudere, rinnovare i locali e far prendere loro tanta aria prima di soggiornarvi.
Nuovamente.
Mentre “perdi” tempo nel pensare …
Fallo… almeno una pennellata, giusto per prendere confidenza
Buon sabato sera
Ombre
Lo farò.
Buon sabato a te
Mi trovo perfettamente d’accordo con te, e ultimamente mi è capitato di farlo con una certa frequenza. Basta poco, e i risultati sono soddisfacenti. Via il vecchio, largo al nuovo con tutta la sua ventata di vitalità e l’entusiasmo che porta con sè.
Dunque, benvenuto anche a te. Ho apprezzato molto la tua visita nella mia casina e non potevo non contraccambiare subito, si sta bene, qui, penso che mi troverò bene, sai?
Felice domenica e benvenuto! 🙂
Sò
Grazie Sò!!!
Grazie a te, Andrea. Mi sono permessa di aggiungerti ai miei Numeri Uno. 🙂
Per bene o per male o forse per entrambi le dinamiche umane sono molto più lunghe. Ma di fatto quello che ci definisce è il cambiamento. Quindi l’aria nuova arriva se ci si dà l’opportunità per farlo. In verità oggi pomeriggio mi chiedevo dove potessi comprarne una dose. Ho già finito le mie più recenti scorte.
Piacere di averti incontrato. Per quello che ho letto, apprezzo il tuo stile di scrittura. Gironzolo un po’.
Grazie, Dorotea!
Io l’aria nuova al momento non so dove recuperarla. Forse c’è un mercato nero, un illecito sottobosco o un spaccio stupefacente che ci stupefarebbe se solo lo scovassimo, con stupore.
Bisogna mettersi a cercarlo allora!
zara ha un brand comprensivo di gruppi di operai dislocati in tutto il mondo che, come la fata madrina di cenerentola, trasformano in grande magazzino tutto ciò che toccano – compreso il paninaro milanese. mi piacerebbe averne di così, nella mia vita! da qualche parte c’è scritto: chiedi e ti sarà dato. se mi ci metto d’impegno tu pensi che possa riuscirci? e a chi devo inoltrare la richiesta? ho ricambiato la visita ben volentieri 😀
Grazie Mille!
Io penso semplicemente che dovremmo essere tutti più Zari. Non Zarri, eh.
La differenza è minima ma sostanziale. Come al solito, è questione di sottigliezze.
A volte mi sembra di essere uno di quelli che fa traslochi, quelli che svuotano le case.
Libero sempre stanze ma dopo un po’ mi sento agente della tecnocasa, cerco subito di riempirle di nuovo.